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Totoministri, spuntano i primi nomi

Il premier incaricato Bersani pensa ad un esecutivo formato da una ventina di personalità, con pochi leader politici e con gente che parla al Paese: da don Ciotti a Stefano Rodotà, dall'ex rettore Maria Chiara Carrozza e l’economista Lucrezia Reichlin, figlia di Alfredo, dirigente storico del Pci a Salvatore Settis, alla giornalista Milena Gabanelli

ROMA. Pier Luigi Bersani ha vinto il primo round, riuscendo a convincere il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ad avere l'incarico in un confronto che i più, tra i democratici, descrivono come un braccio di ferro. Pur «determinato», il leader Pd sa che il sentiero, per trovare i «numeri certi» che il Colle chiede entro metà della prossima settimana, resta strettissimo. Ma il premier incaricato non dispera e da oggi avvierà le consultazioni, prima con le parti sociali e da lunedì con tutti i partiti, per convincere sui programmi e sui nomi di un possibile esecutivo che serve «un governo del cambiamento».

Bersani avrebbe voluto più tempo e indicazioni meno cogenti dal Capo dello Stato che, a detta di molti nel Pd, ha già un piano B in caso di fallimento del leader democratico. «Mi prendo il tempo necessario, è una situazione difficile», ammette il premier incaricato. E siccome la matematica non è un'opinione, il rebus davanti al quale si trova il segretario Pd è decidere se tirare dritto su una strategia di convincimento del Movimento 5 stelle, che finora non ha dato frutti, o aprire un dialogo anche con il centrodestra.
La via del governissimo per Bersani, e per una buona fetta del partito, non esiste ma altro discorso è trovare una condivisione sulle emergenze da affrontare che convincano la Lega e magari anche il Pdl a concedere una fiducia tecnica, lasciando l'Aula del Senato al momento del voto. In questa chiave il segretario Pd proporrà al Pdl una nuova Bicamerale, ribattezzata «convenzione», per le riforme istituzionali. E, per convincere il Carroccio, punta alla necessità di superare il bicameralismo creando una Camera delle autonomie. Proprio in ottica di «corresponsabilità» sul piano istituzionale, non si esclude che Bersani avvii un confronto per una scelta condivisa per il successore di Napolitano, tema sul quale il Cavaliere punta i piedi da tempo.

Per creare consenso intorno alla sua proposta di governo, Bersani punta a convincere anche il Paese. Per questo oggi vedrà le parti sociali, dai sindacati a Confindustria fino alle associazioni di volontariato, con l'obiettivo di fissare le priorità, che per il leader Pd sono il lavoro e l'urgenza di rilanciare l'economia. E l'apertura alle energie del paese è la cifra del governo che il premier incaricato ha in mente nel caso in cui il pre-incarico diventasse un incarico. Un «dream team», o governo «all stars», proprio per strizzare l'occhio ai grillini, che replichi lo schema Grasso-Boldrini. Un esecutivo formato da una ventina di personalità, con pochi leader politici e personalità che parlano al Paese, da don Ciotti a Stefano Rodotà, dall'ex rettore Maria Chiara Carrozza e l’economista Lucrezia Reichlin, figlia di Alfredo, dirigente storico del Pci a Salvatore Settis. Un ruolo cruciale per Bersani deve avere il ministro dello «Sviluppo sostenibile» con un surplus di deleghe per l'economia reale e nel Pd non mancano le figure come l'ex direttore generale di Confindustria, ora deputato Pd, Giampaolo Galli, e l'economista Carlo Dell'Aringa.

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