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Grasso: "Mi riduco lo stipendio e dimezzo la scorta"

Il presidente del Senato: "Dobbiamo dare l’esempio, Senato deve essere trasparente – ha scritto in una nota -. In un anno il risparmio sarà superiore ai 110 mila euro. Per me la scorta non un privilegio, ma una dolorosa necessità"

ROMA.  Il vento grillino investe il parlamento, e i risultati si vedono subito. Martedì il presidente del Senato Piero Grasso e della Camera Laura Boldrini avevano annunciato il taglio del 30% dei loro stipendi.
Oggi hanno rincarato la dose, annunciando che si dimezzeranno l'indennità e rinunceranno ad alloggio di servizio ed altri benefit. Grasso inoltre ha annunciato che vuole che il Senato lavori dal lunedì al venerdì (oggi lavora solo da martedì a giovedì). "Per quel che riguarda il mio compenso - ha annunciato oggi la seconda carica dello stato - fatte salve le indennità irrinunciabili, ho deciso di tagliare completamente tutto il resto (diaria, rimborso spese generali e rimborso spese per l'esercizio del mandato), passando dai 18.600 euro netti previsti a circa 9.000 euro netti".
"Rinuncio anche agli appartamenti e agli autisti - ha aggiunto - mentre per la scorta, che per me a partire dal maxiprocesso non è stata un privilegio ma una dolorosa necessità, ho stabilito di dimezzare quella prevista dal Ministero dell'Interno per il Presidente del Senato". Ma il taglio più corposo riguarda le spese della presidenza:
"Riguardo il costo complessivo lordo del Gabinetto del Presidente e del fondo consulenza - scrive Grasso - che ammonta attualmente a quasi un milione e mezzo di euro l'anno, ho voluto applicare un taglio del 50%, con un risparmio annuo di circa 750.000 euro. Il risparmio complessivo sarà quindi di circa 861.960 euro l'anno". "Si deve partire dando l'esempio - ha concluso Grasso -. Mi auspico che lo stesso metro possa essere adottato da tutti i componenti dell'Ufficio di Presidenza di un Senato che intendo convocare dal lunedì al venerdì". Stessa linea alla Camera:
"Rinunzio all'uso dell'alloggio di servizio e al rimborso delle spese accessorie di viaggio e telefoniche - ha spiegato oggi la presidente Boldrini -. Inoltre, domando che l'indennità di funzione connessa alla carica di Presidente della Camera dei Deputati e il mio rimborso delle spese per l'esercizio del mandato parlamentare siano ridotti della metà. Quanto specificamente a quest'ultima voce, preciso che rinunzio alla parte dovuta ai rimborsi forfettari". I soldi risparmiati, aveva detto ieri Boldrini, saranno usati "a fini sociali". L'ex commissario Onu per i rifugiati aveva cominciato subito dopo l'elezione di sabato a dare l'esempio, mangiando alla mensa della Camera (e non al lussuoso ristorante per i deputati) e andando a piedi alle consultazioni al Quirinale.

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