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Monti alla presidenza del Senato, stop da Napolitano e Pd

Il premier si “offre” per lo scranno più alto di palazzo Madama ma c’è il veto del Colle e dei democratici che hanno fatto una proposta al professore: un centrista alla presidenza della Camera e Anna Finocchiaro al Senato. Intesa impossibile, i "montiani" voteranno scheda bianca

ROMA. Mario Monti cala la sua carta nel complesso risiko politico-istituzionale che rischia, col passare delle ore, di trasformarsi sempre più in stallo. E su quella carta c'è la sua immagine: il premier tenta di far convergere Pdl e Pd sul suo nome per la presidenza del Senato, ma è una soluzione che si infrange contro il muro del Pd, l'indifferenza del Pdl e i dubbi del Colle poi trasformatisi in un netto no. A dar corpo alle indiscrezioni su una candidatura del professore sullo scranno più alto di palazzo Madama è Andrea Olivero: «Il presidente non sta cercando la presidenza del Senato», premette il neo-coordinatore di Scelta Civica che aggiunge: «Sarebbe tuttavia disponibile a questa ipotesi, ma solo nel quadro di un governo di larghe intese e nella prospettiva di un governo di legislatura». Dal punto di vista di Monti, i vantaggi sono evidenti: oltre a scrollarsi di dosso l'immagine di leader di partito, avrebbe la possibilità di tornare a palazzo Chigi nel caso in cui il Colle tenti la strada del governo istituzionale (per tradizione affidato al presidente del Senato) oppure di correre per il Quirinale. Il professore ne parla anche al Colle, dove sale per illustrare al capo dello Stato i risultati del vertice europeo di Bruxelles.

Agli occhi del premier, la candidatura per lo scranno più alto di palazzo Madama appare un primo passo per superare il groviglio di veti incrociati che ha portato a una serie di fumate nere sia al Senato che alla Camera. Una strada non solo percorribile, ma auspicabile. Al capo dello Stato spiega che la missione del governo, con il vertice di ieri a Bruxelles, è pressoché «compiuta» e che ora è possibile lasciare palazzo Chigi, lasciando a Piero Giarda il timone. Ipotesi percorribile, insiste Monti, visto che si tratterebbe di pochi giorni. Ma è proprio su questo che Giorgio Napolitano esprime i suoi dubbi. Dopo aver ascoltato le argomentazioni del premier, il presidente della Repubblica gli fa capire che, soprattutto in questa fase con i mercati che osservano l'Italia, non può lasciare palazzo Chigi. Monti, riferisce chi gli ha parlato, cerca di replicare, spiegando che si tratterebbe di pochi giorni. Ma anche che, dallo scranno più alto del Senato può rassicurare i mercati perchè la sua presenza indica che è possibile far convergere le forze politiche.  Ma sono argomentazioni che non smuovono Napolitano, non riducono la freddezza del Pdl, ma soprattutto non convincono il Pd. Anzi, i democratici rispondono con una controproposta: un montiano (si fanno i nomi di Dellai e Balduzzi) a Montecitorio e Anna Finocchiaro al Senato.

La palla, dunque, torna nel campo di Monti e di Scelta Civica, dove - raccontano - non tutti apprezzano il tentativo del professore. «È una soluzione personalistica», sibila un eletto nella lista del professore. Ma è fumata nera anche al vertice notturno tra Mario Monti e i vertici di scelta civica sull'ipotesi di intesa con il partito democratico per la presidenza delle camere.  Secondo quanto riferiscono fonti presenti, «al momento l'intesa con il Pd o altri appare lontana». Anche l'offerta fatta informalmente dai democratici sembra per ora molto difficile.

I “MONTIANI” VOTANO SCHEDA BIANCA.
Resta confermata per le 8.30 di questa mattina la riunione di deputati e senatori di Scelta Civica, ma sulle presidenze di Camera e Senato, dopo il vertice notturno con Mario Monti seguito all'incontro del premier con Giorgio Napolitano al Quirinale, l'indicazione è quella di votare scheda bianca. Tramontate le ipotesi circolate ieri di una presidenza del senato per lo stesso Monti o di un'intesa con il Pd per un montiano a Montecitorio (erano circolati i nomi di Dellai e Balduzzi).

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