ROMA. «Tutta colpa di Bersani se il Paese è consegnato al centrodestra, o alla ingovernabilità». È questa l'analisi che Antonio Ingroia recita, senza soluzione di continuità, in tutte le interviste dopo il flop elettorale di Rivoluzione Civile, il movimento del quale il pm di Palermo sceso in politica era il candidato premier. Tuttavia la sua leadership - nel futuro della formazione nella quale sono 'confluitì Idv, verdi, comunisti italiani e partito della rifondazione comunista - non è in discussione. Ingroia non ritorna in magistratura, anche se non è riuscito a condurre in Parlamento la sua lista. E nemmeno in Guatemala dove andrà, semmai, «solo in vacanza».
«Non siamo stati messi in condizione di arrivare al nostro potenziale elettorato - spiega - grazie anche all'oscuramento con il quale siamo stati censurati dall'informazione soprattutto televisiva». Ma la vera responsabilità dell'insuccesso è tutta nella «scelta suicida di Bersani che ha preferito l'abbraccio mortale con Monti piuttosto che aprirsi a una alleanza con noi: io glielo avevo proposto e lui nemmeno mi ha risposto». Tuttavia Ingroia, certamente «non contento» del risultato ma ancor pi— preoccupato, piuttosto, per «la sconfitta del centrosinistra», non si perde d'animo. «Ricostruiremo una alternativa di governo sia alle imminenti elezioni amministrative, penso a quelle per il sindaco di Roma, sia a quelle politiche che, se si confermano questi risultati di instabilità, non tarderanno ad essere riconvocate», prevede.
«Penso che più di tanto in queste condizioni, Rivoluzione Civile non potesse aspettarsi: abbiamo portato avanti una campagna elettorale in fretta e furia in soli 40 giorni, schiacciati dal Pd e dagli spettacoli di piazza di Grillo», sottolinea. Ma non è sul voto di protesta andato ai Cinquestelle che si sofferma la sua riflessione. Il mancato quorum e la delusione per il centrosinistra - martella ancora Ingroia - sono l'effetto della mancata alleanza con il Pd. «Con la scelta di Bersani, Š venuto meno l'apporto che avremmo potuto dare alla coalizione di centrosinistra: il segretario del Pd ha preferito guardare verso il centro di Monti». Per quanto riguarda il suo ruolo, Ingroia «non vede problemi» a continuare ad essere il capo del movimento. Non pensa che qualcuno chieda la sua testa. «Problemi di questo tipo non credo ce ne siano: è chiaro che ci saranno delle riflessioni insieme agli altri partner di questa avventura»
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