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Monti rompe gli indugi: "Sarò leader dei centristi"

Dopo aver incontrato esponenti di Udc, Fli, Acli, Api e Italia Futura annuncia: "Ho incontrato la società civile e i partiti. Dai centristi ho ricevuto un consenso ampio e credibile alla mia agenda". Ci sarà una sola lista che si richiama a Monti al Senato e più liste alla Camera, una dell'Udc e una civica

ROMA. È un giorno felice, per i moderati. Nasce l'Agenda Monti per l'Italia, Monti sarà capo della coalizione e ne diventa candidato premier, la Chiesa benedice ancora il progetto. La riserva viene sciolta dopo quattro ore faticose di vertice, al termine delle quali il premier annuncia con eleganza in conferenza stampa (e prima che parta la ridda delle indiscrezioni) di aver preferito lui stesso - «rifiutando il personalismo in politica» e nonostante «la disponibilità offerta» dai centristi - una federazione di più liste alla Camera: Udc, una lista civica, Fli (che in un primo momento il professore dimentica) e altre ancora forse, visto che «il processo di adesione è in movimento». Ma per giorni Monti aveva spiegato nei conversari privati che una lista unica anche alla Camera, e non solo al Senato,  avrebbe avuto un impatto politico ed elettorale molto più forte. E nel vertice si è scontrata la linea di coloro (Passera, Della Vedova, Ichino) sosteneva con forza le ragioni della lista unitaria con quella che poi ha prevalso: Pier Ferdinando Casini («al vertice per l'Udc e per sè stesso», ha osservato sardonico il premier in conferenza stampa«), Andrea Riccardi e Luca Cordero di Montezemolo hanno portato il premier sul loro terreno, quello di liste separate alla Camera per avere un profilo distinto tra società civile e buona politica (salvaguardando lo scudocrociato dell'Udc), il doppio dei candidati, più spazi in tv per la campagna elettorale. Ai centristi Monti concede il 'brand' ma con paletti ben piantati, tanto che scandisce le parole quando dice che »vigilerà« sulle liste e quando parla di »regole di governance molto esigenti, e che sono state accettate molto esigenti«. Non basta: Enrico Bondi farà la 'due diligencè su ciascun candidato, »conformità dal punto di vista penale e su possibili conflitti di interessi«, cosa che il premier blinda sostenendo che »a partire da Casini tutti si sono detti d'accordo«. Monti pensa »non ad una alleanza con gli uni o gli altri, ma ad un'operazione di rinnovamento nel profondo della politica italiana, che può e deve avere opzione maggioritaria«. Musica per le orecchie del centristi, che davvero oggi possono sperare, come il premier più volte ripete in conferenza stampa, che l'Agenda Monti per l'Italia possa »essere mobilitante«, »rompere« i vecchi schemi bipolari, avere a breve i »risultati significativi« che indicano i sondaggi.  Ma ciò che conta è che il Prof sia in pista, che la adesione delle forze in campo sia stata giudicata dal premier »ampia, convinta e credibile« e che il progetto parta in fretta. Entro l'11 gennaio deve esserci un simbolo, programma e candidato premier, solo dieci giorni dopo candidature e firme e tra meno di due mesi le elezioni saranno il banco di prova.

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