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Stato-mafia, Agnese Borsellino: "Mancino il solo protagonista"

La vedova del giudice: "Sento di avere il diritto, forse anche il dovere di manifestare tutto il mio sdegno per un ex ministro, presidente della Camera e vice presidente del Csm, che a più riprese nel corso di indagini giudiziarie, che pure lo riguardavano, non ha avuto scrupoli nel telefonare alla più alta carica dello Stato, cui oggi io ribadisco tutta la mia stima, per mere beghe personali"

PALERMO. In una lettera Agnese Borsellino, la moglie del giudice ucciso nella strage di via D'Amelio, commenta - con la sua voce - gli ultimi avvenimenti relativi alla trattativa Stato-mafia: "Non ho il titolo né la competenza per commentare conflitti di attribuzioni sorti tra poteri dello Stato, ma sento di avere il diritto, forse anche il dovere di manifestare tutto il mio sdegno per un ex ministro, presidente della Camera e vice presidente del Csm, che a più riprese nel corso di indagini giudiziarie, che pure lo riguardavano, non ha avuto scrupoli nel telefonare alla più alta carica dello Stato, cui oggi io ribadisco tutta la mia stima, per mere beghe personali".

"Non sorprende che l'attenzione dei media - aggiunge - si sia riversata sul Quirinale, ma il protagonista di questa triste storia è solo il signor Mancino, abile a distrarre l'attenzione dalla sua persona e spregiudicato nel coinvolgere la Presidenza della Repubblica in una vicenda giudiziaria, da cui la più alta carica dello Stato doveva essere tenuta estranea". "Oggi io, moglie di Paolo Borsellino, mi chiedo - conclude -: chi era e quale ruolo rivestiva l'allora ministro dell'Interno Nicola Mancino, quando il pomeriggio del primo luglio del '92 incontro' mio marito? Perché Paolo rientrato la sera di quello stesso giorno da Roma, mi disse che aveva respirato aria di morte?".

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