Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

È rebus sugli organici dei regionali

I dipartimenti, nell’arco di un mese e mezzo, non hanno saputo (o voluto) rispondere al «censimento» del fabbisogno richiesto dal dirigente generale della Funzione pubblica e del Personale, Giovanni Bologna

PALERMO. Di quanti impiegati ha bisogno la Regione e, soprattutto, dove? Nessuno lo sa, neppure la stessa Regione, che ce li ha nel libro paga. Per un motivo semplicissimo: i dipartimenti, nell’arco di un mese e mezzo, non hanno saputo (o voluto) rispondere al «censimento» del fabbisogno richiesto dal dirigente generale della Funzione pubblica e del Personale, Giovanni Bologna, con una circolare del 2 ottobre scorso.

Un’operazione indispensabile per programmare una politica di riduzione e razionalizzazione della spesa pubblica regionale, disposta con una precisa delibera della giunta Lombardo lo scorso 4 settembre. Ma su 28 dipartimenti regionali hanno risposto sono in nove, quelli con amministrazione centrale.

L’esigenza dell’amministrazione regionale è chiara: ridurre del 5 per cento la dotazione organica del comparto non dirigenziale e del 25% quella della dirigenza, per chiudere le porte a eventuali tentazioni di trasferimenti di unità da altri enti locali e statali, ma anche per rendere maggiormente produttivo il personale esistente. «Sfatiamo il mito che alla Regione ci sono troppi dipendenti - dice Bologna -. Ad oggi abbiamo circa 16.900 unità, dirigenti e corpo forestale compresi, perché c’è stata una buona quota di pensionamenti e, dunque, i dipendenti a tempo determinato (non dirigenti) sono ben al di sotto della soglia di 15.600 stabilita dall’articolo 51 della legge 11 del 2010.

I dirigenti sono 1814 ad oggi, mentre la soglia da non superare risale ai 2490 in servizio quando entrò in vigore la legge. Il rischio concreto, quindi, se non si procede a ridurre le piante organiche e ad abbassare il limite dell’asticella, è che altre amministrazioni possano provare a trasferirci personale in esubero. Lo Stato ha già 10 mila persone in mobilità, bisogna mettersi al riparo da questo rischio per le casse regionali. Siamo riusciti a ridurre la spesa per il personale, non vorrei che fosse tutta fatica sprecata».

Il fabbisogno di personale presentato dai dipartimenti, si chiarisce nella nota di ottobre, «dovrà tenere conto degli impegni assunti dal governo regionale con particolare riguardo alla razionalizzazione della spesa pubblica, alle disposizioni in materia di blocco delle assunzioni e limiti al mantenimento in servizio, alle soluzioni organizzative che la stessa delibera indica quali misure di contenumento».

Perché, dopo avere ricevuto il censimento complessivo del personale in servizio, sarà avviato un accorpamento di uffici, soprattutto quelli più piccoli, un uso «condominiale» di alcuni servizi (per esempio, le segreterie), uno sviluppo della telematizzazione. Mancano unità di personale al dipartimento dell’Energia, a Palermo? Le pratiche in attesa possono essere acquisite con lo scanner e inviate con posta elettronica a qualche centinaio di chilometri di distanza, nelle mani di un dipendente regionale di un’altra provincia, che può tranquillamente svolgere quel lavoro come se avesse una scrivania in via Ugo La Malfa.

Un’operazione che però stenta a decollare. Il 3 novembre scorso Bologna ha inviato ai dirigenti generali dei dipartimenti e degli uffici speciali un sollecito a mandare le informazioni richieste. Se entro il 16 novembre, ossia venerdì scorso, non fossero arrivate le schede del monitoraggio, il dipartimento del Personale avrebbe considerato il fabbisogno «pari alla consistenza del personale assegnato alle strutture» in questo momento. Mercoledì, si terrà un incontro coi sindacati per discutere di questo piano di razionalizzazione e, c’è da giurarlo, le scintille non mancheranno.

Caricamento commenti

Commenta la notizia