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Sanità e forestali, buco alla Regione

Già senza un euro in cassa per pagare precari e cassintegrati fino a fine anno, la Regione si troverà anche nell’impossibilità di preparare il bilancio 2013. Il buco già certo si aggira sul miliardo

PALERMO. Già senza un euro in cassa per pagare precari e cassintegrati fino a fine anno, la Regione si troverà anche nell’impossibilità di preparare il bilancio 2013. Lo Stato imporrà un’altra stretta sulla spesa che peserà per 350 milioni e bisognerà anche trovare nuove risorse per finanziare sanità, forestali e Parlamento. Il buco già certo si aggira sul miliardo e spinge l’assessore uscente all’Economia, Gaetano Armao, a mettere per iscritto che «i margini per approvare un bilancio in equilibrio sono assai esigui».

Armao ha preparato una relazione sullo stato dei conti che verrà consegnata al neo governatore Rosario Crocetta subito dopo l’insediamento, previsto fra lunedì e mercoledì.
Nel testo sono elencate le principali emergenze da affrontare con la prossima Finanziaria: «Nel 2013 - scrive Armao - difficilmente sarà garantito lo svolgimento delle fondamentali funzioni assegnate alla Regione a causa degli effetti del patto di stabilità». I settori che saranno colpiti sono elencati uno a uno: enti locali, servizi sociali, trasporto pubblico locale, sostegno all’emergenza lavoro.

Ma queste sono emergenze che c’erano già quest’anno. Ciò che si aggiungerà è la spesa per l’aumento della compartecipazione al finanziamento della sanità: fino a quest’anno i 340 milioni necessari sono stati prelevati dai fondi Fas. Possibilità esclusa per il 2013 e dunque i soldi dovranno essere ritagliati dai capitoli di bilancio ordinari. Anche per questo motivo - è la previsione della Regione - sarà impossibile abbassare l’aliquota Irap e l’addizionale Irpef elevate nel 2006 per far fronte ai debiti della sanità.

E poichè Armao precisa che sarà impossibile il ricorso a nuovi mutui, ecco che anche i forestali - finora pagati grazie all’indebitamento - diverranno totalmente a carico della Regione per una spesa di circa 400 milioni.

Premesse per segnalare in anticipo che non ci sarà spazio per finanziare investimenti che facciano ripartire l’economia e spingano le imprese: «È assai improbabile nel prossimo triennio effettuare rilevanti investimenti e interventi a sostegno delle imprese. Improbabile anche riuscire a cofinanziare i fondi europei». Anche perchè, secondo le analisi di Banca d’Italia attualizzate dall’assessorato, «se la fuoriuscita dalla crisi è prevista nel Paese per il 2013, in Sicilia gli effetti non si vedranno prima del 2014. Ciò spinge la Regione verso un forte stress economico che comprometterà gli equilibri di bilancio».

Probabilmente anche per questo motivo il mondo imprenditoriale e sindacale ha compattamente chiesto che le forze politiche sottoscrivano un patto, il più ampio possibile, per superare scontri di partito e lavorare alla ripresa. Uno scenario che ha spinto Confindustria a chiedere a Crocetta di coinvolgere anche i grillini nel piano di fuoriuscita dalla crisi per limitare al minimo le fibrillazioni che mettono a rischio la tenuta del sistema economico.

La tesi di Armao è invece che senza una ricontrattazione con lo Stato dei principali vincoli non si possa fare il bilancio. Il patto di stabilità prevede infatti che alle riduzioni di spesa già imposte nel 2012 si sommino altri 350 milioni di risparmio nel 2013. Per questo, nella bozza di manovra che il governo uscente stava mettendo a punto, era previsto anche un taglio di 30 milioni al finanziamento del Parlamento regionale.

Non va poi trascurato il rischio che l'aggravarsi della crisi economica diventi una spirale che trascina in un baratro sempre più profondo. Armao ha segnalato che l’abbassamento del rating che le principali agenzie fanno costantemente da un anno (ultimo caso, lunedì Fitch) sta realizzando le condizioni previste dalle clausole di additional termination event inserite nei contratti dei vari mutui stipulati con le banche. Per effetto di queste clausole, col peggiorare dei conti, gli istituti possono chiedere in qualunque momento alla Regione di rientrare dai «derivati» e ciò comporterebbe l’immediata restituzione di 400/500 milioni. Per una Regione che ha 5,3 miliardi di debiti sarebbe il colpo di grazia.

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