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Dirigenti regionali, sui tagli è rischio ricorsi

La presenza di clausole potrebbe aprire la porta a contenziosi. Più facile rimuovere i consilenti. I superburocrati in servizio sono 30, sei gli esterni

PALERMO. Appena letti i titoloni dei giornali che riportavano l’annuncio di Crocetta sull’imminente azzeramento di tutti i dirigenti regionali, negli uffici di ogni assessorato ieri mattina è scattato l’allarme. Non sono pochi i superburocrati che hanno contattato i big di partito per cercare di capire il margine di manovra politica che sarà lasciato al neo presidente.
E contemporaneamente è scattata anche la corsa a interpretare leggi e contratti collettivi per stabilire cosa Crocetta potrà fare subito e come. Di certo il neo presidente potrà stracciare i contratti dei consulenti perchè hanno natura fiduciaria. Più complessa è la situazione che riguarda i dirigenti generali della Regione. I superburocrati in servizio sono 30. E di questi, sei sono esterni. Le procedure saranno diverse e comportano rischi che Crocetta dovrà valutare quando vedrà i contratti.
I sei esterni sono il segretario generale di Palazzo d’Orleans Patrizia Monterosso, Gianluca Galati (Energia), Biagio Bossone (Bilancio), Ludovico Albert (Formazione), Romeo Palma (Ufficio legislativo e legale) e Marco Lupo (Rifiuti). Crocetta - è l’analisi dei tecnici della Regione - può mandare a casa questi manager attuando una procedura uguale e contraria a quella prevista per la nomina: dovrà dunque far approvare dalla giunta una delibera con una motivazione tecnico-giuridica che suggerisca l’azzeramento e poi dovrà far firmare agli assessori competenti il decreto di rescissione del contratto. «Tuttavia - spiega Gandi Gallina, dirigente della Regione e leader del sindacato Dirsi - nessuno sa se questi dirigenti hanno ottenuto clausole che li mettono al riparo dalla rescissione unilaterale». Il dubbio c’è nell’amministrazione, perchè malgrado l’entrata in servizio sia datata, alcuni hanno firmato il contratto alla vigilia della dimissioni di Lombardo, il 19 luglio. È il caso di Patrizia Monterosso e Marco Lupo che hanno dunque un contratto valido fino all’estate 2016. Tutti gli incarichi prevedono compensi fra i 200 mila e i 250 mila euro lordi all’anno. Il rischio è quello di andare incontro a vari ricorsi.
Diversa è la situazione dei 24 dirigenti interni, il compenso è mediamente di 165 mila euro lordi all’anno (premi compresi). A loro si applica la legge che prevede lo spoils system: entro tre mesi dal suo insediamento Crocetta può revocare l’incarico. Ma a questo punto entra in gioco il contratto collettivo regionale che prevede, spiega ancora Gallina, «l’obbligo di assegnare un incarico equivalente o di pagare il compenso fino alla naturale scadenza e comunque almeno per un anno». Il rischio è di dover scucire altri soldi a vuoto, come da anni evidenzia la Corte dei Conti che nel tradizionale giudizio di parifica invoca l’abolizione di questa «clausola di salvaguardia». Tuttavia il Dirsi, non pregiudizialmente contrario alla posizione di Crocetta, individua alcune soluzioni. Ancora Gallina: «Se Crocetta mantiene l’impegno di tagliare le consulenze e non far più ricorso a dirigenti esterni, non solo siamo contenti ma riteniamo che ci siano gli spazi per attuare lo spoils system e riservare a chi ha perso il posto un incarico equivalente. Quanti incarichi si libererebbero nei Consigli di amministrazione delle partecipate o degli enti regionali oggi assegnati a esterni?».
Non rientra in tutte queste logiche l’incarico di presidente del Sepicos (l’ufficio di controllo interno) assegnato da Lombardo negli ultimi giorni di mandato a Fabrizio Bignardelli: essendosi candidati gli altri membri dell’ufficio, Bignardelli era rimasto l’unico a cui dare il potere di firma e - assicura lui stesso - il suo ruolo si esaurirà con l’entrata in azione del nuovo governo e non prevede bonus aggiuntivi.

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