ROMA. Silvio Berlusconi rientra oggi a Roma e non è escluso un ennesimo faccia a faccia con Angelino Alfano.Tanta la carne al fuoco: la debacle in Sicilia, nonostante il segretario provi a minimizzare, il sostegno al governo Monti ma soprattutto il 'dossier' Pdl. Per tutta la giornata di ieri si sono rincorse le voci che davano il segretario pidiellino chiuso negli uffici di via dell'Umiltà ad un passo dalle dimissioni dopo il tonfo siciliano.
Boatos smentiti dal diretto interessato nel corso di una conferenza stampa fiume nella sede del partito. Da Alfano nessuna resa, anzi. L'ex Guardasigilli non solo conferma la decisione di tenere le primarie ma lancia la sua candidatura.
Oggi la riunione del tavolo per fissare le regole, dopodichè partirà una road map di appuntamenti fino al 16 dicembre, giorno in cui si terrà la consultazione popolare. Nei prossimi giorni Alfano dovrebbe dar seguito a quanto detto qualche settimana fa a Norcia e cioè ufficializzare quella squadra di persone che con lui lavorerà alla campagna elettorale per le primarie e al rilancio del partito. L'ex Guardasigilli si affretta a smentire qualsiasi tipo di frattura o gelo con il Cavaliere. Racconta di aver sentito Berlusconi e che l'ex premier condivide quanto detto sul voto in Sicilia.
Ma soprattutto, quello che Alfano tenta di fare per tutta la conferenza stampa è 'correggerè il tiro rispetto all'interpretazione data alla conferenza stampa di Berlusconi sabato a villa Gernetto soprattutto a quanti (molti) hanno letto nelle parole del Cavaliere una sconfessione proprio del segretario pidiellino.
I toni e le stilettate di Alfano però la dicono lunga sullo status dei rapporti con l'ex premier e con quella parte di fedelissimi del Cavaliere che fino a poche ore prima del voto siciliano non risparmiavano accuse al partito e alla sua classe dirigente. Alfano non fa i nomi ma li bolla come «polpette avvelenate» chiedendo che «gli venga revocata la licenza a parlare» per conto di Berlusconi. Nel Pdl infatti non è un mistero che si attribuisca proprio al fuoco amico e al silenzio dell'ex capo del governo, una delle cause della debacle in Sicilia.
Nonostante i due si siano sentiti al telefono, la distanza ormai è siderale così come la convinzione di molti che l'ex premier pur ribadendo di non volersi candidare alla premiership non rinunci ad una sua lista (il Cavaliere avrebbe dato mandato ad un gruppo ristretto di suoi fedelissimi di portare avanti il lavoro), non per forza in contrasto con il Pdl che rimarrebbe nelle mani dell'ex Guardasigilli.
Che il Cavaliere pensi ad altro oramai è un dato assodato tant'è l'idea di ritornare in Kenya nel resort di Flavio Briatore resta tutt'ora in piedi: domani il presidente sarà a Roma - dice un suo fedelissimo - ma non è escluso che possa partire per Malindi approfittando del ponte del primo novembre. Non una pausa di relax, spiega chi lo conosce bene, ma un modo per ricaricare le pile in vista della campagna elettorale.
Che il Cavaliere stia sondando il terreno lo dimostrano anche i contatti, mai interrotti, con il Carroccio ed in particolare con Umberto Bossi. I due si sarebbero dovuti incontrare ieri sera ad Arcore. Una cena allargata in realtà a diversi esponenti del Carroccio a cui però non avrebbe preso parte il segretario Roberto Maroni. Un incontro, spiegano dal Pdl come dalla Lega, che era stato programmato da diverso tempo, ma che salvo ripensamenti dell'ultima ora, sarebbe stato rinviato a data da destinarsi per evitare di mettere altra carne sul fuoco.
Pdl, Alfano: "Primarie il 16 dicembre, io mi candido"
Per tutta la giornata di ieri si sono rincorse le voci che davano il segretario chiuso negli uffici di via dell'Umiltà ad un passo dalle dimissioni dopo il tonfo siciliano. Boatos smentiti dal diretto interessato nel corso di una conferenza stampa fiume nella sede del partito. "Berlusconi? E' d'accordo con la mia analisi del voto nell'Isola"
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