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Cassa integrazione, caccia ai fondi

Coinvolti anche i lavoratori della Formazione che attendono gli assegni di giugno e luglio. La Regione aspetta i fondi dallo Stato per gli arretrati fino a settembre

PALERMO. La lettera è partita ieri. La Regione ha chiesto al ministero del Lavoro 121 milioni per garantire il pagamento regolare della cassa integrazione a tutti i lavoratori che hanno già maturato il diritto a ricevere l’assegno. Somme che non permetteranno però di risolvere il caso Gesip a Palermo: per i 1.800 operai servirebbero altre risorse che sta chiedendo il Comune.
La trattativa col ministro Fornero entra nella fase decisiva: una risposta è attesa a giorni. Un no romano paralizzerebbe il sistema per tutti. Anche se, precisano in assessorato, le somme richieste non permetteranno comunque di aiutare le imprese che andranno in crisi da ora a dicembre.
L’assessorato al Lavoro ha bloccato lunedì la cassa integrazione in Sicilia: non si possono più immettere nel sistema nuovi lavoratori di aziende in crisi e bisogna anche trovare le risorse per pagare i lavoratori che già sono in cassa integrazione fino al termine del periodo previsto nei decreti. Gran parte delle somme utilizzate fino a oggi sono state anticipate dall’Inps. «Per garantire tutti i pagamenti - spiega Anna Rosa Corsello, dirigente del dipartimento Lavoro - servono 99 milioni e 641 mila euro. Inoltre abbiamo un buco relativo agli ultimi due mesi, giugno e luglio, in cui anche i lavoratori della formazione professionale hanno usufruito della cassa integrazione. Per loro servono altri 20 milioni e 893 mila euro. Se si deve garantire la Gesip serviranno altre risorse».
Palazzo d’Orleans, come le altre Regioni, utilizza per gli ammortizzatori sociali somme statali vincolate. A erogare gli assegni è però l’Inps dopo che l’assessorato ha autorizzato, per periodi individuati di volta in volta, le imprese a mettere in cassa integrazione il personale. È questo passaggio che per ora la Regione ha bloccato: non ratifica più le intese fra aziende e sindacati e dunque non entrano nel sistema nuovi lavoratori. Solo a Palermo, secondo Pino Franchina della Uil, ci sono mille lavoratori in questo limbo.
«A gennaio - spiega ancora la Corsello - lo Stato ha messo a disposizione una ventina di milioni che noi abbiamo integrato in minima parte con nostri fondi. Ma sono finiti praticamente a inizio marzo». Da lì in poi si è andati avanti con anticipazioni dell’Inps, fino al primo blocco di qualche settimana a giugno e poi a quello attuale. La crisi galoppante ha aumentato i lavoratori in cassa integrazione o in mobilità rendendo insufficiente il budget. Ma la Regione ha a sua volta allargato il bacino dei lavoratori che usufruiscono degli assegni Inps ammettendo «in deroga» tremila docenti della formazione professionale e i dipendenti di piccole aziende che normalmente non avrebbero accesso agli ammortizzatori. Questo ha fatto lievitare la spesa oltre ogni previsione.
E sarà oggetto della trattativa con Roma. Una trattativa ancora più difficile perchè da ieri la Regione non ha un assessore al Lavoro e per questo è saltato il vertice di oggi con i sindacati. Beppe Spampinato si è dimesso: «Ho resistito fino a quando ho potuto per cercare di risolvere il problema della cassa integrazione. Ma il fatto che il mio partito sostiene un candidato diverso da quello di Lombardo non mi consente di restare in giunta». Spampinato ammette che «la situazione è difficile e potrebbe complicarsi se la cassa integrazione dovrà essere estesa alla Gesip. Non so dove si troveranno le risorse, anche perchè dobbiamo ancora dare la seconda tranche di un debito con l’Inps relativo al 2011: era di 19 milioni e a luglio ne abbiamo dati circa la metà». I sindacati sono già in agitazione: «La Regione deve chiedere al governo Monti di affrontare subito questa emergenza. I numeri - precisa Claudio Barone, leader della Uil - ci dicono che la Sicilia ha ricevuto meno fondi rispetto alle altre regioni. Siamo, quindi, nella condizione di battere i pugni. Chiediamo, infine, a tutte le forze sociali di unirsi in questa battaglia perché in ballo c'è il futuro di migliaia di famiglie». Per Michele Pagliaro della Cgil «si stanno penalizzando persone già penalizzate dalla perdita del lavoro».

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