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Spending review, lunedì la fiducia: e' stretta sui "famaci griffati"

Polemiche sui tagli alla Sanità. I medici dovranno sempre più indicare nelle ricette i soli principi attivi tranne per i malati cronici, ma gli addetti ai lavori non ci stanno

ROMA. La definizione dei nuovi tagli sulla  sanità e sulle farmacie, la rivisitazione delle province e una  ricca messe di micro-norme. Ma anche una novità che avrà  impatto sulla vita di tutti i cittadini: i medici dovranno  sempre più indicare nelle ricette i soli principi attivi,  limitando i «farmaci griffati» ai soli malati cronici che già  li usano. Si potrà ancora prescrivere un medicinale indicando  il nome commerciale, ma - in questo caso - bisognerà spiegarne  le ragioni.    


Il decreto della Spending Review taglia il primo traguardo,  il più difficile. Passa l'esame della commissione Bilancio del  Senato e lunedì approda nell'aula di Palazzo Madama dove è  attesa una fiducia-lampo. Il provvedimento, che sarà accorpato  con quello sulle dismissioni, sarà approvato definitivamente  dal Senato già lunedì sera, o al massimo martedì mattina.  Dovrà infatti essere approvato anche dalla Camera prima di  iniziare le ferie estive.      Il provvedimento, nel corso dell'esame, ha subito alcune  modifiche. Spesso di dettaglio, che però «salvano» molti  degli enti che nella prima scrittura fatta dal governo erano  stati cancellati. Il governo ha però portato un importante  risultato a casa. I saldi del decreto «sono rimasti  assolutamente invariati», sostiene il sottosegretario  all'Economia, Gianfranco Polillo, che per il governo ha condotto  la battaglia in commissione. Insomma non ci sarà più l'aumento  dell'Iva ad ottobre. «In 5 giorni - spiega - abbiamo fatto una  sorta di finanziaria, che richiede tre mesi: un piccolo  miracolo». Certo il sottosegretario non nasconde che sono state  introdotte alcune modifiche che ritiene marginali e -  soprattutto - «autocoperte».     


Sicuramente il decreto ha snaturato la propria natura. Più  che guardare alla spesa, le rimodulazioni previste sono state  coperte con nuove imposte - come per la «possibilita» che 8  regioni in rosso aumentino l'Irpef locale, o la batosta sugli  universitari fuori corso - oppure con modifiche sanzionatorie.  Le multe Antitrust per pratiche commerciali scorrette, ad  esempio, potranno salire fino a 5 milioni di euro.     L'assalto delle lobby ha però salvato molte piccole e grandi  strutture: dall' autority sui fondi pensione, la Covip, al  Comitato per le pari opportunità, dal fondo Ovi per i comuni  confinanti alla Cineteca Nazionale. La transenna messa dal  presidente della Commissione Bilancio, Antonio Azzolini, ha  tenuto solo in parte: così è diventata solo una  «possibilità» la vendita delle società controllate dagli  enti locali, che alcuni considerano solo un poltronificio; è  slittata di qualche mese la soppressione di Arcus spa e della  Fondazione Valore Italia; sono saltati i 30 milioni di tagli  alla ricerca; sono arrivati micro fondi per micro-esigenze sul  territorio. Ma il governo ha tenuto duro sulle province per le  quali ha previsto una revisione mantenendo il taglio di Terni,  Isernia, Matera. Ha poi trovato risorse per la ricostruzione in  Emilia. Sulle farmacie poi è riuscito a sventare, ma solo in  parte, un emendamento che eliminava il taglio degli sconti sui  farmaci. E, certo, l'arrivo della «stretta» sui farmaci  griffati non è certo una ciliegina sulla torta per la filiera  del farmaco che è già sul piede di guerra.

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