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Il Pdl torna a chiamarsi Forza Italia

L’annuncio di Silvio Berlusconi in una intervista alla Bild. L’ex premier si appresta a riprendere il timone del partito. Un progetto che incontra però l'opposizione di ex An e 'frondisti', come Beppe Pisanu: i 'colonnelli' La Russa, Gasparri e Matteoli minacciano di andarsene

ROMA. Tra nuovi entusiasmi e qualche malcelato dispiacere, Silvio Berlusconi si appresta a riprendere il timone del Pdl che, annuncia in una intervista alla Bild, tornerà a chiamarsi Forza Italia. E a tirargli la volata è ancora Angelino Alfano: il segretario (ma di fatto quasi ex) dissimula suoi eventuali malumori e, come lui stesso spiega, antepone "la riconoscenza all'ambizione".
Il Cavaliere tace. Ma, domani a villa Gernetto, a pochi passi da Milano, ospita un summit riservatissimo con vecchi forzisti, come Antonio Martino, e premi Nobel per discutere di Ue ed Euro. E probabilmente del suo futuro politico e di tutto il Pdl.
Riparte così il progetto liberal degli anni '90 che incontra però l'opposizione di ex An e 'frondisti', come Beppe Pisanu. Alfano prova, perciò, a mettere a tacere le voci di pressioni sul Cavaliere per rivoluzionare il partito, nega l'esistenza di "un cerchio magico" attorno a Berlusconi e dà anche il via alla 'cacciata' di Nicole Minetti: alla consigliera della Regione Lombardia intima le dimissioni. E' il primo passo dell'operazione restyling del Pdl. La riunione di villa Gernetto, spiegano fonti di via dell'Umiltà, potrebbe perciò divenire la prima pietra di un ambizioso progetto per ridisegnare il nuovo indirizzo 'liberal' del partito con accenti nostalgici per Forza Italia.
Un'operazione, però, che i 'notabili' del partito non vedono di buon occhio, temendo lo "sfoltimento" dei ranghi alti del Pdl. Gli ex An sono sul piede di guerra: l'idea di confluire in una 'nuova Forza Italia' non li convince. E non manca chi racconta che i 'colonnelli' La Russa, Gasparri e Matteoli stiano anche minacciando di andarsene. Ma tocca alla 'giovane' Giorgia Meloni uscire allo scoperto ed attaccare frontalmente un progetto "sbagliato": "In tutta la sua storia Forza Italia - sottolinea - ha ottenuto al massimo il 21%, a fronte del 38% raggiunto al suo debutto, nel 2008, dal Pdl".
Insofferenza anche per i 'frondisti' come Beppe Pisanu e Claudio Scajola, a cui guarda con interesse l'Udc di Pier Ferdinando Casini. Fuori dai giochi finirebbe, poi, lo storico nemico interno di Berlusconi: l'ex ministro Giulio Tremonti, di cui Alfano dice di "non avere più notizie". L'idea, invece, piace e non poco ai giovani del partito. Ma anche ai vecchi forzisti. Osvaldo Napoli è il primo ad uscire allo scoperto: "Se si dovesse tornare a Forza Italia - dice - sarebbe ottimale, perché è il passato di tutti noi. Qualcuno storce il naso - ammette il vicecapogruppo alla Camera - ma deve farsene una ragione. Berlusconi é una figura carismatica che crea consenso e così il centro moderato potrà tornare ad essere protagonista in Italia".
Su questa linea sembra lavorare Angelino Alfano. Il segretario prima difende la candidatura per il 2013 di Berlusconi che - spiega - "nasce dalla richiesta e dalla insistenza di altri". Poi cerca una sponda con la Lega Nord di Roberto Maroni. "Non capisco perché il governo Monti non abbia attuato il federalismo fiscale che quando eravamo noi al governo avevamo approvato - dice - andrebbe nella direzione della spending review". E' un tentativo per riallacciare con l'ex ministro dell'Interno che però boccia la ridiscesa in campo di Berlusconi: "Non ci interessa", spiega, invece "siamo sempre stati interessati al cambiamento nel Pdl che sembrava ci fosse stato con Alfano".

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