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Addio ai piccoli laboratori di analisi: riforma e polemiche alla Regione

Sul decreto i sindacati sono nettamente divisi. Arrivano anche gli attacchi dei partiti, che puntano il dito sul rischio nei comuni più piccoli di rimanere di fatto senza servizi

PALERMO. I laboratori di analisi convenzionati con la Regione, che ogni anno effettuano meno di 100 mila prestazioni tra analisi ed esami vari, dovranno obbligatoriamente consorziarsi tra loro. Altrimenti non saranno più accreditati e dovranno effettuare le analisi come privati. È l’effetto di un decreto al quale sta lavorando l’assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo e che ha già scatenato la polemica dei partiti politici, mentre i sindacati appaiono divisi. Domani, alle 15, negli uffici dell’assessorato a Palermo, si aprirà il confronto con le organizzazioni dei lavoratori ma Russo ha assicurato che entro la fine della legislatura emanerà il provvedimento.



A dire il vero, con l’attuazione del piano di rientro per sanare il deficit della Sanità, in Sicilia i laboratori non hanno avuto l’obbligo di aggregarsi ma sono stati incentivati a farlo, tanto che da circa 600 sono passati negli ultimi anni a poco più di 400. «È la conferenza Stato-Regioni - ha spiegato Russo - che ha imposto la soglia di 100 mila prestazioni. Si tratta comunque di un processo di modernizzazione dell’Isola. Ci sono Regioni come l’Emilia dove i laboratori sono pochissimi. È un provvedimento sul quale lavoriamo da tempo, abbiamo dato premialità e incentivi per favorire l’aggregazione dei laboratori e abbiamo abbattuto il loro numero del 30 per cento circa».



Il decreto ha spaccato i sindacati. Dalla parte di Russo si è schierata la Federlab, che con Salvatore Battaglia ha spiegato che «è necessaria una rivoluzione culturale se si vogliono raggiungere determinati livelli di efficienza». Per Felice Merotto, leader della Fenasp, «mediamente i laboratori erogano 30-40 mila prestazioni, per cui è chiaro che tantissime strutture dovranno unirsi tra loro». Secondo il coordinatore regionale di Federbiologi, Pietro Miraglia, a rischio ci sarebbero «almeno duemila operatori del settore». Ma su questo punto l’assessore Russo ha chiarito che «al contrario nasceranno tante realtà imprenditoriali che saranno capaci di investire e effettuare nuove assunzioni».



Il problema, secondo il presidente della commissione Sanità all’Ars, Giuseppe Laccoto, riguarda invece la «capillarità dei servizi resi. Penso ai tanti piccoli Comuni che rischiano di perdere il laboratorio convenzionato di riferimento». Russo comunque ha ribadito che «i punti di prelievo nei Comuni resteranno, saranno i centri di analisi a diminuire e potranno decidere di aumentare il numero dei punti di prelievo sul territorio».  Per attenuare gli effetti del decreto, l’assessorato «peserà» le singole prestazioni erogate: «Attribuiremo dei punteggi aggiuntivi agli esami più complessi - ha spiegato Francesca Di Gaudio, esperta dell’assessore - che concorreranno al raggiungimento della soglia minima». La questione approderà anche in Aula perchè il deputato del Pdl, Nino Beninati, ha presentato un ordine del giorno nel quale ha chiesto «la sospensione del decreto perchè l’aggregazione rende il servizio maggiormente oneroso e qualitativamente più scadente».

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