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Caos nel Pd: è tutti contro tutti

Il segretario Bersani: "Le primarie sono una risorsa che non risolve i problemi politici, e in Sicilia e a Palermo ci sono problemi politici. Ora combattiamo tutti insieme"

PALERMO. Il riconteggio delle schede, a Palermo, è ancora in corso in una battaglia al fotofinish che alla fine dovrebbe confermare vincitore Fabrizio Ferrandelli su Rita Borsellino. A Roma, però, si è già aperto lo scontro sulle alleanze del Pd con Enrico Letta ed i veltroniani all'assalto della 'foto di Vastò. Ma ad archiviare l'intesa con Idv e Sel, Pier Luigi Bersani non ci pensa proprio e ancor meno medita di mollare la spugna: «Le primarie sono una risorsa ma non risolvono i problemi politici che c'erano a Palermo. Evitiamo le rese dei conti», stoppa il segretario pronto alla verifica interna nella direzione convocata a fine mese.


Possono essere le primarie di Palermo o la riforma dell'articolo 18, la battaglia di posizionamento dentro il Pd in vista delle elezioni politiche è cominciato. E il nodo resta sempre quello delle alleanze con l'ala vicino a Veltroni e Letta che spinge per rompere con Di Pietro e Vendola in nome di un governo sul modello Monti o almeno con il terzo Polo. E l'area 'laburistà che non vuole rinunciare al centrosinistra tradizionale. E così Bersani ha un bel dire che «Palermo con la foto di Vasto non c'entra nulla» e che, se problemi nel capoluogo siciliano ci sono stati, riguardano la fronda interna filo-Lombardo di Giuseppe Lumia e Antonello Cracolici che hanno candidato, di fatto contro il partito, l'ex consigliere Idv Fabrizio Ferrandelli e che ora aspettano l'assemblea del partito per sfiduciare il segretario regionale Giuseppe Lupo.


In tanti, però, vedono nella sconfitta di Rita Borsellino, la candidata di Pd-Idv e Sel, il segno della fine della foto di Vasto e la prova che, sostiene Letta, «i nostri elettori e militanti a Palermo ci hanno chiesto altro, un accordo di altro genere, che guardi al centro». Un addio al passato è necessario anche per i veltroniani che chiedono un confronto interno perchè, sostiene Paolo Gentiloni, «le ragioni della sconfitta alle primarie sono locali ma il problema è nazionale». La minoranza, guidata da Veltroni, scioglie gli indugi e va all'attacco: «Qualè la proposta di governo del Pd? - chiede Giorgio Tonini - Forse è arrivato il momento di parlarne in direzione». 


Direzione che, fanno sapere dal partito, era già stata convocata prima di Pasqua. Ma la lunghezza di marcia di Bersani resta la stessa. Se per il suo vicesegretario «dopo Monti tutto è cambiato», per il leader lo schema resta lo stesso: «Con il centrosinistra abbiamo vinto a Torino, a Milano, a Bologna. Non credo ci siamo sbagliati e abbiamo vinto 18 primarie su 23. Il tema è non arroccarsi e rivolgersi ai moderati ma questo non c'entra con Palermo». E separa vicende locali da quelle nazionali anche Pier Ferdinando Casini, che difende il segretario Pd: «Credo che anche prima il Pd dovesse guardare ai moderati, un accordo forte tra moderati e riformisti serve al paese  e perciò tengo al rapporto con Bersani che rappresenta l'anima moderata e riformista del centrosinistra».

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