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Rischia la chiusura la centrale operativa della protezione civile

È questa una delle conseguenze dell'impugnativa da parte del commissario dello Stato per la Regione siciliana di buona parte del disegno di legge per stabilizzazione e l'assunzione di nuovo personale, che prevedeva anche la proroga dei contratti dei lavoratori precari, tra cui gli operatori della centrale

PALERMO. Niente più allarmi meteo e monitoraggi dell'attività sismica sull'Etna: a partire dal primo gennaio la sala operativa della Protezione civile regionale rimarrà muta. È questa una delle conseguenze dell'impugnativa da parte del commissario dello Stato per la Regione siciliana di buona parte del disegno di legge per stabilizzazione e l'assunzione di nuovo personale, che prevedeva anche la proroga dei contratti dei lavoratori precari, tra cui gli operatori della Protezione civile.


Si tratta di 29 persone che lavorano nella sala operativa garantendo un turno di 24 ore e che svolgono anche una funzione di raccordo con il dipartimento nazionale di Protezione civile. I loro contratti scadono il 31 dicembre. «Il governo di Raffaele Lombardo si assuma le proprie responsabilità, pubblichi la legge anche con questa norma impugnata», dice Paolo Conti, sindacalista del Cobas/Codir, sindacato autonomo che rappresenta la maggioranza dei dipendenti
regionali.

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