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Proroghe per altri 200 precari: sindacati spaccati

Un emendamento di un rigo e mezzo, spinto dal Pid con Rudy Maira e approvato insieme al maxi testo su stabilizzazioni e concorsi, ha assicurato loro un altro anno di contratto

PALERMO. Gli ultimi a brindare sono stati i precari degli enti parco, delle camere di commercio, dei consorzi Asi e del Cefpas. Un emendamento di un rigo e mezzo, spinto dal Pid con Rudy Maira e approvato insieme al maxi testo su stabilizzazioni e concorsi, ha assicurato loro un altro anno di contratto.



I numeri sono ballerini. I precari degli enti parco sarebbero una novantina (anche se alcuni sono già stati stabilizzati), più o meno quanto quelli delle camere di commercio. I contrattisti del Cefpas (centro di formazione nisseno) sono una decina mentre quelli dei consorzi Asi sarebbero poco più di una trentina. Ma - ricorda l’assessore alle Attività produttive, Marco Venturi - appena due settimane fa si era tentato di salvare questi contratti all’interno della più ampia riforma dei consorzi Asi e «si preferì evitare temendo una impugnativa del Commissario dello Stato». Giovedì notte invece un emendamento volante ha dato il via libera.
La legge prevede una stabilizzazione per via amministrativa per 411 catalogatori, 285 esperti della protezione civile, circa 170 vincitori di un vecchio concorso per i Beni culturali. Per tutti scatta la proroga, in attesa che fra il 2012 e il 2014 la Regione completi il piano triennale del personale e faccia spazio a queste figure. Per tutte le altre categorie di precari storici - ex Agenzia dei rifiuti, assessorato al Territorio ed emergenza idrica - serve invece un concorso da almeno 800 posti che prevederà una riserva del 40% in loro favore. Il tutto costerà 51 milioni all’anno.



La parola passa ora al Commissario dello Stato. E mai come in questa occasione c’è un pressing inatteso sul prefetto di piazza Principe di Camporeale. A sollevare il dubbio che la legge appena approvata sia incostituzionale è stato perfino il più rappresentativo sindacato dei regionali, il Cobas Codir guidato da Marcello Minio e Dario Matranga. «Questi precari - spiega il Cobas Codir - andavano stabilizzati al pari di tutti gli altri nelle categorie A e B (le più basse, ndr). Se si voleva mantenerli in fasce alte, bisognava assumerli nelle partecipate. Inoltre il concorso prevede di assegnare a concorrenti esterni appena il 30% dei posti. Troppo poco, come sentenziato più volte dalla Corte Costituzionale». Il Cobas ricorda anche come più volte il Commissario dello Stato abbia impugnate norme che ampliavano la piante organica per far spazio ai catalogatori. E una e-mail con migliaia di destinatari ieri girava per gli uffici della Regione con allegata proprio questa pronunzia. È il modo con cui i regionali si oppongono all’ingresso di nuovo personale. E infatti per i Cobas «Sfugge il motivo per cui la Regione abbia deciso di continuare a seguire una strada già segnata che, oltre a rischiare di essere l'ennesima presa in giro nei confronti dei precari, viene vissuta dai dipendenti di ruolo come una mortificazione delle proprie aspettative di carriera».



Molto critico anche Maurizio Bernava, segretario della Cisl: «Non si può non notare come in un periodo segnato dalla crisi economica e dall’appesantirsi dell’indebitamento, la Regione abbia ancora una volta messo fra le priorità i precari piuttosto che lo sviluppo. Si cerca sempre e solo il consenso elettorale e ci si dimentica che la manovra Monti avrà effetti disastrosi in Sicilia. Bisognava fare una legge che sbloccasse risorse per interventi produttivi, che accelerasse la spesa dei fondi europei e che bloccasse l’erogazione di contributi a pioggia».
La legge - che prevede anche le proroghe per un migliaio di precari nei consorzi di bonifica - finisce per spaccare i sindacati. Per Claudio Barone della Uil «è da irresponsabili sollevare obiezioni sulle norme per la stabilizzazione senza proporre soluzioni alternative valide. Non si tratta di fare assistenza. Questi sono lavoratori che da anni svolgono per la nostra Isola servizi essenziali. È vero che per anni si sono inventate soluzioni discutibili ma il conto non possono pagarlo questi lavoratori. Si faccia meno demagogia».

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