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Manovra, lavori in corso ma il Senato è deserto

Appena undici presenti, compreso il presidente di turno. E' cominciato il questo modo l'inter parlamentare per il decreto presentato venerdì dal governo

ROMA. Lavori in corso e appena undici  senatori presenti, presidente di turno compreso. Comincia così,  in un'Aula semi-deserta, l'iter parlamentare della manovra da  45,5 miliardi varata venerdì scorso dal governo, incardinata  oggi al Senato davanti a sette senatori dell'opposizione e solo  quattro della maggioranza, più il sottosegretario all'Economia  Alberto Giorgetti a rappresentare l'esecutivo.      Complice il calendario estivo, insomma, le assenze sono  state 'pesantì e si sono portate appresso un cotè di  inevitabili polemiche, scatenate in primis da parte dell'Idv.     Certo, le vacanze per i senatori saranno comunque accorciate,  visto che in parte già nei prossimi giorni torneranno al lavoro  in commissione (quella degli Affari costituzionali si riunisce  già domani per vagliare i presupposti di costituzionalità, in  modo che la commissione Bilancio già da martedì prossimo possa  avviare l'esame di merito del decreto).


Ma è lo stesso  Giorgetti ad ammettere che in effetti, «dato il momento» forse  sarebbe stata più opportuna una presenza più massiccia dei  senatori.     E gli fa eco il senatore del Pdl Giacomo Santini, che  scherzando con i cronisti dice che «scene di questo genere» lo  fanno «pentire di essere entrato in politica». Per il suo  partito, a parte lui, c'erano anche Anna Cinzia Bonfrisco, Paolo  Barelli e Raffaele Fantetti.     Più 'fornità la pattuglia dell'opposizione, con quattro  rappresentanti del Pd (Mariangela Bastico, Carlo Pegorer,  Lionello Cosentino e Vannino Chiti, impegnato appunto nella  veste di vice presidente di turno), una per il Terzo Polo, Maria  Ida Germontani, e due dell'Idv, Luigi Li Gotti e Stefano Pedica,  i più agguerriti, questi ultimi, contro l'assenteismo dei  colleghi.     I dipietristi se la prendono soprattutto con Renato Schifani:  «Neanche il Presidente - dice Pedica - era presente in Aula al  Senato. Una vergogna». Perchè va bene che si trattava di «una  riunione formale» ma «data la situazione, avrebbe dovuto  essere qui a presiedere».     A stretto giro la risposta del Pdl: solo «paccottiglia  demagogica che rispediamo al mittente» dice la senatrice  Bonfrisco, mentre per il vicecapogruppo, Francesco Casoli, si  tratta di un attacco «inqualificabile» alla terza carica dello  Stato e di una «polemica senza senso». E scende in campo a  difesa del presidente del Senato anche il presidente dei  senatori Pdl, Maurizio Gasparri, che parla di «critiche  ingiustificate», visto che in ogni caso, da regolamento, non ci  sarebbe potuto essere «dibattito», e si chiede se piuttosto  non ci sia da riflettere sulle regole «che prevedono una seduta  d'Aula per un semplice annuncio». 

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