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Formazione, promessi altri 60 milioni di euro

Scatta una tregua con enti e sindacati ma lo scontro è solo rinviato perché i soldi vanno ancora trovati e sulla riforma non c’è ancora nulla di scritto

PALERMO. Il governo promette di aggiungere 60 milioni al budget della formazione professionale e scatta una tregua con enti e sindacati. Ma lo scontro è solo rinviato perché i soldi vanno ancora trovati e sulla riforma che dovrà ridisegnare corsi e finanziamento non c’è ancora nulla di scritto. Raffaele Lombardo ha riunito martedì sera i rappresentanti degli enti di formazione professionale e i leader sindacali. A Palazzo d’Orleans anche l’assessore Mario Centorrino e il dirigente Ludovico Albert. Il presidente della Regione ha garantito che attraverso una riscrittura di varie voci di spesa troverà i 60 milioni promessi. Si tratta di una partita di giro: alcune voci d’uscita del bilancio regionale verranno spostate sui fondi Fas (destinati a investimenti) e le somme recuperate saranno dirottate sulla formazione. In questo modo il settore torna ai 242 milioni circa spesi nel 2010. In attesa di capire quando ci sarà la materiale disponibilità dei Fas, l’impegno dovrà essere messo nero su bianco oggi in una delibera di giunta. In sostanza, il governo ha fatto marcia indietro sul taglio del 30% alle spese portato avanti fino a ieri. Basterà a evitare i licenziamenti? Sul punto i sindacati si sono mostrati più o meno ottimisti. E lo stesso hanno fatto gli enti. Nei giorni scorsi erano state avviate le procedure per oltre 1.400 licenziamenti e per la liquidazione di due enti storici, lo Ial (della Cisl) e l’Enfap della Uil.
Ieri Claudio Barone, leader della Uil, ha concesso un’apertura di credito al governo: «Se si riesce a superare questa fase di drammatica emergenza è possibile evitare mobilità e licenziamenti, mettere mano alla riforma del settore per creare una formazione professionale utile e dare garanzie e tranquillità a chi opera nel settore utilizzando le risorse del Fondo sociale europeo». L’Enfap quindi dovrebbe temporeggiare sui licenziamenti. Gli enti aderenti al Forma Sicilia, associazione che mette insieme la maggioranza delle sigle, hanno annunciato che i licenziamenti non saranno bloccati ma che si ridurranno notevolmente nel numero.
In pratica, spiega Ketty Gangemi, non saranno legati al taglio del budget. La Regione però ha introdotto un parametro unico per finanziare i corsi fatti da qualsiasi ente: 135 euro all’ora. Gli enti che l’anno scorso avevano un parametro superiore (è il caso, per esempio, di Anfe e Ancol) si ritroveranno quest’anno con meno soldi: da qui la quota residua di licenziamenti. Ma il punto nodale del dibattito resta la riforma. E su questo la Cisl, con Maurizio Bernava, ha mostrato tutte le proprie perplessità rilevando l’immobilismo del governo: «Intanto – ha esordito Bernava – per arrivare all’aumento del budget serve una variazione di bilancio all’Ars. E comunque noi abbiamo sempre chiesto che ai fondi si accompagni un piano per la cassa integrazione del personale che comunque finirà in esubero, per incentivare i prepensionamenti che alleggeriscano il settore e per riqualificare i dipendenti».
La Regione ha garantito che sarà attivato un tavolo di crisi per affrontare l’attuale emergenza. Mentre per la riforma vera e propria bisognerà attendere la scrittura del piano dei corsi del 2012: ieri il dirigente Ludovico Albert ha iniziato a occuparsene in una riunione convocata in assessorato. Per Bernava «bisognerà puntare sui fondi europei ma servono regole chiare e concordate». Lo spostamento della spesa sui fondi europei implica infatti l’adozione di regole comunitarie che aprono al mercato (nuovi enti e nuovi corsi) e non tutelano le sigle storiche e il relativo personale.
Inoltre, ha aggiunto Barone, «la Regione ancora oggi riesce a spendere in misura ridotta queste risorse». Resta, infine, il problema degli enti non in regola con i versamenti contributivi e le norme tuttora vigenti. È il caso soprattutto del Cefop ma anche di Ass.For.Seo. L’ipotesi di lavoro in questo caso è quella di aprire delle procedure fallimentari controllate che, attraverso l’amministrazione straordinaria di commissari, permettano di svolgere almeno in parte l’attività e salvare l’impiego del personale.

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