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In Sicilia ora tutti corteggiano il Terzo polo

Quattro candidati a sindaco approdati al ballottaggio e liste che hanno retto all’onda d’urto dei grandi partiti: l’esito del primo turno di elezioni fa scattare la caccia a nuove intese. Pdl e Forza del Sud corteggiano l’Udc e provano a strappare gli uomini chiave a Fini, e anche il Pd fa le sue mosse

PALERMO. Quattro candidati a sindaco approdati al ballottaggio e liste che hanno retto all’onda d’urto dei grandi partiti: l’esito del primo turno in Sicilia fa scattare la caccia al terzo polo. Pdl e Forza del Sud corteggiano l’Udc e provano a strappare gli uomini chiave a Fini. Il Pd punta a promuovere al rango di alleanza il cartello che oggi guida la Regione.
Per quanto non sempre si siano presentati insieme, Mpa, Fli e Udc hanno portato al ballottaggio il loro uomo a Noto, Canicattì e Bagheria. E a Ramacca nel secondo turno va in scena una sfida tutta interna all’asse che governa la Regione fra Francesco Zappalà (Pd) e Giampiero Musumeci (Mpa) con Lombardo che anticipa che «lì sarà una campagna elettorale soft». Se i quattro candidati del terzo polo dovessero prevalere, strapperebbero due città al centrodestra (Noto e Ramacca) e una (Bagheria) al centrosinistra mentre Canicattì esce da un’amministrazione mista. In più i finiani sono ancora in corsa da soli anche a Favara, dove Carmelo Vitello sfida l’uomo del centrodestra Rosario Manganella.



Dati che spingono a meno di 24 ore dallo scrutinio Giampiero D’Alia, leader regionale dell’Udc, a sottolineare che a «Bagheria siamo al 10,5% più l’8% della nostra lista civica, a Canicattì siamo al 13% e a Noto all’8%». Livio Marrocco, capogruppo all’Ars dei finiani, evidenzia il dato di Fli a Favara (21%, Terrasini (9%), Bagheria (6%), Porto Empedocle (7%) e Ramacca (17% insieme a Api). Ce n’è abbastanza per far ripetere al coordinatore del centrodestra, Giuseppe Castiglione, l’appello all’Udc: «La coalizione deve ripartire dal voto di Ragusa, dove Dipasquale ha vinto col sostegno di Pdl, Pid, FdS, Fli e Udc. Dobbiamo riaprire un dialogo con l’Udc». Castiglione non vede invece Fli in crescita: «A Lentini e Noto, dove Granata ha fatto la sua campagna elettorale, ha preso il 2 e 5%».



L’obiettivo ad allargare di nuovo il centrodestra è condiviso da Gianfranco Miccichè. Il leader di Forza del Sud da settimane ha riaperto il dialogo con i big finiani Pippo Scalia e Adolfo Urso: «È obbligatorio recuperare non il progetto di Fini ma gli uomini di Fini, che qui non hanno fatto un brutto risultato essendo più organizzati che altrove». Anche Miccichè non esclude poi di riaprire all’Udc: «In Sicilia il centrodestra esce dalle Amministrative meglio che nel resto d’Italia ma recuperare l’Udc è sempre preferibile». Il modello, come ha sottolineato anche Angelino Alfano, è l’alleanza di Ragusa. Obiettivo che irrita gli ex cuffariani oggi transitati dall’Udc al Pid. Per il segretario Nino Dina «la coesistenza di Pid e Udc a Ragusa è un fatto locale, non può essere un esperimento da esportare». Dina prova anche a ridurre il peso degli uomini di Casini: «Il consenso dell’Udc non è frutto di defezioni in casa nostra. Lì si sono ritrovate realtà diverse che hanno riempito un contenitore vuoto».



Ma l’Udc torna a essere ago della bilancia. D’Alia punta, come Casini a Roma, a superare il berlusconismo in Sicilia: «Non siamo interessati al vecchio centrodestra. Quella coalizione fa parte del passato, è solo nostalgia. L’Udc è interessato a costruire qualcosa di nuovo e sta lavorando per questo». Lunedì, in pieno scrutinio, il segretario del Pd, Giuseppe Lupo, ha chiamato D’Alia: i due si vedranno a giorni. A questo punto però resta da vedere come il terzo polo giocherà la partita dei ballottaggi nelle città in cui non è più in corsa. I finiani sono quelli che hanno più dubbi. A Campobello di Mazara, Marrocco anticipa che Fli non sosterrà il candidato dell’asse Pd-Mpa. Ed è improbabile anche il sostegno dei finiani di Lentini al candidato dell’asse Pd-estrema sinistra. Ma da Lombardo a Marrocco e D’Alia l’obiettivo è ormai dichiarato: costruire il terzo polo subito. Anche se sul piano rischia di pesare, e molto, l’eventuale processo di Catania che per ora impegna Lombardo più del quadro politico.

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