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Pubblicizzare meglio gli appalti, un testo all'esame dell'Ars

Il governo accelera sulla riforma e introduce anche una norma di trasparenza. Si punta ad evitare l'attuale eccesso di ribasso

PALERMO. Rendere pubblici i nomi dei collaudatori, lo stato d’avanzamanto dei lavori ed eventuali subappalti. Il governo prova l’accelerazione sulla riforma degli appalti e introduce nel disegno di legge che da oggi va all’esame della commissione all’Ars anche una norma di trasparenza.
L’assessore alle Infrastrutture, Pier Carmelo Russo, ha fatto inserire nel testo una norma che impone alle stazioni appaltanti di trattare le notizie sull’avanzamento dei lavori alla stregua dei bandi iniziali: vanno cioè pubblicati sui giornali e on line. Nel dettaglio, se si stratta di appalti dal valore superiore a 5 milioni andranno pubblicati su due giornali nazionali e due locali. Se si va sotto la soglia dei 5 milioni, basta un quotidiano nazionale e uno regionale. La riforma, che recepisce norme nazionali e punta a evitare l’attuale eccesso di ribasso, è composta da 25 articoli. A sollecitare l’Ars è stata ieri ancora una volta l’Ance, l’associazione dei costruttori, che ha lamentato «la grande attenzione data ai cantieri lavoro per i precari, costati 320 milioni» e il ritardo nel varo della riforma. L’aula potrebbe votarla già la prossima settimana.
Oggi invece il Parlamento dovrebbe iniziare a votare la leggina sulla formazione professionale. Un testo che l’assessore Mario Centorrino aveva proposto in Finanziaria e che torna adesso in veste autonoma. Prevede di estendere a tutti i dipendenti assunti entro il 31 dicembre 2008 (anche in servizio presso gli sportelli multifunzionali e gli enti dell’obbligo formativo) la garanzia dello stipendio per 60 mesi se si viene licenziati o si perde il posto. Il fondo di garanzia verrebbe alimentato con i soldi tolti agli enti non in regola dal punto di vista contributivo e finanziario.
Contrastante il gidizio di partiti e sindacati. Per la Cgil «è un tassello verso la riorganizzazione del settore, che però poteva essere messo prima». Giusto Scozzaro e Michele Pagliaro hanno scritto a Lombardo per chiedere di attuare l’accordo firmato qualche settimana fa. La Uil, con Claudio Barone, ritiene positiva la legge ma chiede proprio di «rivedere quell’accordo che noi non abbiamo firmato». Per Titti Bufardeci (Forza del Sud) «si tratta di un provvedimento tampone». Ma per Rudy Maira (Pid) «si evita così il rischio di licenziamenti». E Marianna Caronia aggiunge che «bisogna venire incontro a quei lavoratori, come i dipendenti del Cefop, a cui occorre garantire l’avvio dell’attività formativa anche in attesa che venga sciolta la riserva».

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