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La preoccupazione di Napolitano: "Tanto frastuono e tanta ansia"

Il presidente della Repubblica durante una premiazione al Quirinale ha lasciato trasparire il suo timore per gli aspri conflitti politici in atto: "Non dobbiamo perdere di vista cosa ci accomuna come nazione"

ROMA. "Tanto frastuono e tanta ansia". Giorgio Napolitano non ha commentato la fissazione del processo immediato a Silvio Berlusconi, ma consegnando al Quirinale i prestigiosi premi delle Accademie dei Lincei, di San Luca e di Santa Cecilia, in un inciso del discorso, ha lasciato trasparire la preoccupazione per gli aspri conflitti politici e istituzionali che non accennano a placarsi. "Oggi, in tempi comunque difficili, nel tanto frastuono e fra tanti motivi di ansietà che viviamo, non dobbiamo perdere di vista - ha detto - un dato essenziale e confortante: che quel che ci accomuna come nazione più di ogni altro elemento è la cultura".
La notizia era attesa ed è stata comunicata al capo dello Stato con un breve appunto, poco prima che prendesse la parola. Dopo, quando i cronisti lo hanno avvicinato e gli hanno chiesto un commento, il presidente ha detto che non aveva elementi, che aveva appena saputo, e ha chiesto a sua volta: "Ma quando è uscita la notizia?". Poi il Quirinale si è chiuso a riccio, rispettando il riserbo più assoluto scelto dal presidente .   
La notizia della fissazione del processo ha creato qualche imbarazzo anche fra gli ospiti presenti nel Salone dei Corazzieri. Il sottosegretario Gianni Letta ha atteso per cortesia la conclusione della cerimonia, poi ha salutato il presidente e ha lasciato il Palazzo. Alle domande dei giornalisti ha risposto con il silenzio e un sorriso.  
Per il resto il capo dello Stato continua a sviluppare i temi della sua agenda. Stamani, a sostegno dell'attività del ministro dell'Interno Roberto Maroni, che aveva avanzato analoga richiesta, ha telefonato al presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, per sollecitare una azione a livello europeo, e anche da parte dei governi dei paesi UE, per aiutare l'Italia a fronteggiare la nuova grave emergenza rappresentata dei massicci sbarchi di immigrati dal Nord Africa.  
L'altro pensiero del presidente riguarda le celebrazioni del 150/mo dell'Unità d'Italia, delle quali sollecita l'importanza in ogni discorso. Lo ha fatto anche oggi quando, con la spilla che rappresenta il logo delle celebrazioni appuntata sul bavero della giacca, ha parlato del patrimonio culturale italiano come del "punto di orgoglio e di forza da valorizzare nel presentare al mondo il bilancio dei 150 anni dell'Italia unita".    
Un riferimento implicito al momento culminante delle celebrazioni, previsto il 2 giugno con la cerimonia al Quirinale alla quale sono stati invitati numerosi capi di Stato e di governo. Preoccupa il rischio che le adesioni possano essere influenzate dalla caduta di immagine del premier e che, al di sopra di tutto, la celebrazione possa avvenire con un governo azzoppato o in crisi e con le Camere sciolte. E anche, a fronte di queste preoccupazioni, che la celebrazione internazionale possa essere usata, come è avvenuto in passato quando in agenda c'erano importanti vertici internazionali o la presidenza di turno dell'UE, per invocare una tregua e protrarre una situazione logorata.    
Altre considerazioni si fanno interpretando la possibilità ventilata da Napolitano di sciogliere le Camere rispetto ad una paralisi legislativa. E' vero che sul decreto di scioglimento ci vuole una controfirma del presidente del Consiglio, che oggi oppone la sua contrarietà citando la consistenza della  maggioranza. Ma è anche vero che la Lega ha fissato il quorum necessario per governare e per procedere alle riforme più in alto di Berlusconi, e che di fronte a uno stallo certo del federalismo potrebbe trarne le conseguenze.

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