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Regione, da gennaio torna l'esercizio provvisorio

Il presidente della Regione Raffaele Lombardo scopre le carte e per la prima volta ammettere che il rinvio della Finanzaria è ormai inevitabile. Si ricorre, dunque, alla limitazione delle spese

PALERMO. Lombardo scopre le carte e per la prima volta ammette che il rinvio della Finanziaria è ormai inevitabile. Da gennaio si ricorrerà di nuovo all’esercizio provvisorio, cioè la limitazione delle spese, di mese in mese, all’equivalente di un dodicesimo del bilancio. Garantite solo le spese essenziali: l’anno scorso si arrivò a fine aprile in questa situazione.



Per il governatore «se l’Ars, dopo aver affrontato il tema dei precari, si metterà al lavoro sulla Finanziaria, tanto meglio. Altrimenti si ricorrerà all’esercizio provvisorio». L’Ars è impegnata sui precari almeno fino a martedì, quando si inizierà a votare una legge che però ha già parecchie incognite. E dunque nessuno all’Ars è disposto a scommettere che il varo della norme su proroghe e stabilizzazioni arrivi prima di venerdì 17. E che a quel punto non ci sia più il tempo per la Finanziaria lo dimostra anche la seconda ammissione di Lombardo: il governo sta già preparando le carte per l’esercizio provvisorio.
Ma le parole del governatore scatenano l’ennesimo scontro istituzionale sulle responsabilità. Per il presidente dell’Ars, Francesco Cascio, «l’Ars sta facendo la sua parte per evitare il ricorso all’esercizio provvisorio, ora la giunta pensi a fare la sua». Cascio si dice sicuro di poter far lavorare il Parlamento dal 21 al 23 dicembre e poi dal 27 al 29. Ma soprattutto ricorda che «potevamo approvare la legge sui precari in questa settimana ma il governo ha chiesto il rinvio alla prossima». Il rinvio è dettato dai dubbi di costituzionalità sul testo che riguarda i precari: anche ieri sono stati fitti i contatti fra Palazzo d’Orleans e il commissario dello Stato per arrivare preparati all’esame dell’aula evitando così l’impugnativa.



Per Santi Formica, vice presidente dell’Ars, «non si accampino scuse per arrivare all’esercizio provvisorio chiesto dal governo già nel 2008 e nel 2009 in quanto non in grado di presentare un bilancio ed una finanziaria in regola con i conti». Ed è anche l’intero Pdl ad andare all’attacco di Lombardo. Per il coordinatore Giuseppe Castiglione «il bilancio deve essere approvato entro i termini di legge. Nessuna politica di rigore è possibile senza lo strumento contabile. C’è la necessità di dare certezza agli operatori economici e agli enti locali». E per il capogruppo all’Ars, Innocenzo Leontini, e per Salvino Caputo «è da irresponsabili non approvare il bilancio».



Il sospetto del Pdl è che di fronte a una manovra che - per effetto dei tagli dello Stato e dei buchi precedenti - ha spese non coperte per almeno 700 milioni - il governo preferisca andare per dodicesimi (rispetto al bilancio preventivo) avendo così sulla carta più soldi di quanti realmente ne avrebbe approvando la nuova manovra per il 2011. I buchi maggiori riguardano i fondi per Comuni e Province (mancano all’appello circa 300 milioni) e soprattutto la formazione professionale. Nel capitolo dedicato ai corsi la bozza di bilancio 2011 fa segnare un eloquente zero: mancherebbero quindi 242 milioni. Ieri l’assessore Mario Centorrino ha informato i sindacati che l’intenzione del governo è quella far ricorso solo ai fondi europei ma - come rileva Giuseppe Raimondi della Uil - non c’è alcuna certezza che ciò sia possibile. E anche il servizio Bilancio dell’Ars, guidato da Francesco Ajello, nel volume con cui esamina la manovra ha sollevato i propri dubbi perchè «il capitolo che riguarda i fondi europei per la formazione risulta soppresso» e anche perchè «bisogna valutare se tale scelta sia compatibile con la legge regionale 24 del 76». La stessa analisi evidenzia «il calo stimato di entrate tributarie, il forte decremento delle entrate in conto capitale. Il totale delle minori entrate supera gli 800 milioni e «risulta quindi confermata la difficoltà - si legge nello studio del servizio Bilancio - a reperire risorse per fronteggiare gli impegni del bilancio». Anche la vendita della partecipazione in Unicredit solleva perplessità fra gli esperti dell’Ars: «Il governo dovrà valutare se le attuali condizioni dei mercati finanziari consentano di vendere a un prezzo congruo». Di fronte a queste cifre anche il Pid, con Rudy Maira, vanza i suoi sospetti sulla mossa del governo: «Non permetteremo che Lombardo metta di nuovo le mani nella marmellata com'è avvenuto lo scorso anno, quando con la spesa in dodicesimi ha fatto razzie delle risorse finanziarie dando priorità a consulenti e a favori per i suoi amici e sodali».

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