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Politiche, parte la corsa alla lista

Se si votasse per Camera e Senato sarebbero tanti gli onorevoli di Sala d’Ercole che vorrebbero fare il salto. E ciò, per il meccanismo delle sostituzioni, provocherebbe una rivoluzione

PALERMO. È partita la corsa a un posto in lista. Il clima elettorale che fa prevedere voto imminente a Roma ha fatto scattare il totocandidature anche all’Ars. Perché, se è vero che Lombardo assicura di voler arrivare alla scadenza naturale del 2013, se si votasse per Camera e Senato sarebbero tanti gli onorevoli di Sala d’Ercole che vorrebbero fare il salto. E ciò, per il meccanismo delle sostituzioni, provocherebbe una rivoluzione.
Nel Pd sono già pronti a volare a Roma Giovanni Barbagallo, Lillo Speziale (che lascerebbe la guida dell’Antimafia regionale), probabilmente Bernardo Mattarella ed Elio Galvagno. Pressano per tornare a Montecitorio o Palazzo Madama due palermitani, Franco Piro e Bartolo Fazio. E sperano che le prime indiscrezioni vadano in porto aspiranti onorevoli rimasti fuori d’un soffio dall’Ars: a Palermo sarebbe il caso di Salvino Pantuso.
Ma se nel Pd, nel 2008 unico partito di opposizione all’Ars, la corsa parte su basi più o meno scontate. In tutti gli altri partiti, frantumatisi negli ultimi tre anni in correnti e nuovi simboli, per decidere chi andrà a Roma bisogna prima capire chi subentrerebbe all’Ars. Si prenda il Pid, nato dall’addio di cuffariani e uomini di Romano all’Udc: Pippo Gianni e Nino Dina andrebbero in lista (anche solo per tirare la carretta) ma non è detto che chi entra all’Ars per sostituirli non sia rimasto fedele all’odiata Udc di Casini. Se, per esempio, si candidasse a Roma Marianna Caronia, all’Ars eletta nel 2008 con l’Mpa, il suo posto verrebbe preso da un uomo di Lombardo: Pietro Rao. In casa Pid più concreta è la candidatura di Toto Mannino, figlio di Calogero, e molte chance ha l’ex magistrato ed ex assessore regionale Giovanni Ilarda.
Nell’Udc, partito letteralmente rifondato in poco più di un mese, tutti i nuovi esponenti all’Ars andranno in lista per portare voti: toccherà quindi a Giovanni Ardizzone come Totò Lentini. E anche a Giulia Adamo, malgrado la big del consenso trapanese aspiri più realisticamente a correre fra qualche anno per il ruolo di sindaco di Marsala. Ma in casa Udc vale il discorso inverso fatto per il Pid: chi subentrerà agli eletti è rimasto fedele a Casini o è passato con Cuffaro e Romano?
In casa Mpa, come sempre accade, Lombardo sarà il capolista e tutti i big andranno dietro di lui. Ma a guardare concretamente al seggio romano sono per lo più gli uscenti e due big dell’Ars, Francesco Musotto (che però lascerebbe il posto a un uomo del Pdl, Dario Falzone) e Roberto Di Mauro.
Molto più complicato è l’equilibrio in casa Pdl. In rampa di lancio i veterani Francesco Scoma e Nino Beninati. E potrebbe farci un pensierino anche Innocenzo Leontini: ma pare che nell’accordo fatto con Nino Minardo, giovane ragusano che ha lasciato Miccichè per rimanere nel Pdl, ci sia anche la garanzia del seggio ibleo. Di certo andrà a Roma Diego Cammarata e ci proverà anche un altro big della giunta comunale, Giampiero Cannella. Gli spazi sulla carta ci sarebbero, quelli lasciati liberi da finiani e miccicheiani. Ma anche i consensi caleranno inevitabilmente per via delle scissioni e dunque i posti non sono più certi come una volta. Fatti i calcoli, alla fine all’Ars potrebbero cambiare volto una quindicina di onorevoli. In Forza del Sud gli unici interessati al salto a Roma potrebbero essere Michele Cimino e Titti Bufardeci. Ma il problema resta sempre lo stesso: chi subentra? Un finiano, un berlusconiano o un miccicheiano. Anche un navigato politico come Cateno De Luca alla fine ammette: «In effetti è troppo complicato...».

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