PALERMO. "Quasi regolarmente si parla di mie dimissioni. Oggi più di ieri in vista di presunte elezioni anticipate. Un grande errore perché al momento non ho alcuna intenzione di dimettermi e si dà per morto un governo nazionale che invece sono convinto otterrà la fiducia. Per quanto riguarda me: il mio incarico da sindaco scade nel 2012 e non prima". Lo ha detto il sindaco di Palermo Diego Cammarata a margine di una conferenza stampa a Villa Niscemi facendo riferimento alle dichiarazioni di alcuni coordinatori del Pdl, tra cui l'ex vicesindaco Francesco Scoma, secondo i quali "se si andrà al voto per le politiche a marzo, Diego Cammarata si dimetterà per candidarsi e a Palermo si potrebbe votare a maggio, un anno e sei mesi prima della scadenza naturale della sindacatura".
"L'unica verità è che sono circondato da 'amici' o presunti tali - ha aggiunto - e nemici che desiderano solo le mie dimissioni. E' un pollaio con tante galline che schiamazzano".
Per Cammarata "se qualcuno in modo irresponsabile, immotivato e demenziale dice cose non vere, parlando di mie dimissioni, non lo posso impedire. Di certo è grave però che a parlare sia un dirigente del Pdl".
"Tutti i discorsi sulla fine anticipata del mio mandato – ha concluso Cammarata - in previsione di elezioni anticipate è solo una fuga in avanti che non si può permettere un uomo del partito".
Poi un attacco al presidente della Regione: "Non c'é alcun rapporto con Lombardo, un presidente che ha distrutto tutto quello che era rimasto di buono in questa terra". "Stiamo vivendo un momento di paralisi totale - ha aggiunto - non è stata avviata alcuna iniziativa e non si spende un solo euro". Per Cammarata "il governo Lombardo è la cosa maggiormente deteriore degli ultimi anni. E' stato bravo solo a nominare molti commissari in giunta: un vero scandalo. Sta facendo di fatto governare chi ha perso le elezioni. E tutto questo solo a suo vantaggio".
Palermo, Cammarata: non mi dimetto
"Tutti i discorsi sulla fine del mio mandato in previsione di elezioni anticipate è solo una fuga in avanti che non si può permettere un uomo del partito"
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