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Formazione professionale, riforma al via

Entro la fine dell’anno l’assessore Centorrino riscriverà le regole, dopo 34 anni. La spesa sarà spostata sui fondi europei. Prevista la riduzione degli enti da 620 a 50

PALERMO. Con l’ultima firma sulla delibera, arrivata nella riunione di giunta di lunedì sera, la riforma della formazione professionale ha preso il via. Niente leggi all’Ars, tutto avverrà in via amministrativa: con una serie di decreti attuativi, da qui a fine anno, l’assessore Mario Centorrino riscriverà le regole di un settore immobile dalla legge varata nel 1976. Già i corsi del 2011 saranno progettati in base alle nuove norme.
La delibera approvata prevede che venga creato il ruolo unico a esaurimento di quanti già lavorano negli enti finanziati dalla Regione in base alla legge 24. A quest’elenco non potranno accedere altri dipendenti, nemmeno per sostituire i pensionati. Verrà salvaguardato il posto fisso solo a quanti già lo avevano alla data del 31 dicembre 2008. Solo in casi eccezionali si potranno coprire vuoti, ma con contratti a termine. Attualmente i dipendenti dei soli enti della legge 24 sono circa 6 mila.
Per quanto riguarda i finanziamenti, la riforma prevede di fissare un parametro unico di costo: sarà il valore di ogni ora di lezione assegnata all’ente, e dipenderà soprattutto dai dipendenti in servizio. Moltiplicando questo parametro per il numero di ore assegnate all’ente per i vari progetti, si avrà il finanziamento. L’importo sarà stabile e solo una volta, dopo il primo anno, sarà possibile correggerlo. Centorrino prevede anche di spostare gradualmente la spesa dal bilancio regionale (260 milioni) ai fondi europei: «A regime potremo contenere la spesa in 200 milioni circa».
Se in virtù dei finanziamenti così determinati l’ente non potrà pagare parte del personale, si darà vita ad esuberi e mobilità e l’ente aprirà una crisi da gestire con i sindacati. Il personale in esubero potrà essere utilizzato nelle scuole ordinarie, nelle università e nei servizi per l’impiego. Possibile anche che altre amministrazioni ne facciano richiesta presentando progetti triennali. Previste anche «misure di accompagnamento alla fuoriuscita volontaria, anche attraverso incentivi, per chi è in possesso dei requisiti minimi per la pensione».
Gli enti saranno accorpati. Oggi sono 620 quelli accreditati (ma solo in 400 accedono ai finanziamenti). La delibera varata prevede l’aggregazione di quelli che hanno «una dotazione di meno di 10 mila ore di corsi e che non siano già associati in strutture di coordinamento regionale». Nasceranno così i «poli formativi - ha spiegato Centorrino - e prevediamo di ridurre gli attuali 620 enti a circa 50». Verrà, infine, revisionato il sistema di accreditamento degli enti e scatterà una certificazione di qualità. Gli enti non in regola col Durc (documento unico di regolarità contabile) o indebitati non verranno ammessi al finanziamento. Il piano dei corsi avrà durata biennale. Verrà concordato con le associazioni dei datori di lavoro per la ricerca di più moderne figure professionali da formare.
Il varo in giunta ha però già acceso lo scontro. Marianna Caronia (Pid) ha criticato la scelta «di un atto amministrativo che scavalca il Parlamento e viola tutte le norme di settore. È necessario anche un confronto sulla spesa europea per la formazione».

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