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Udc, gli uomini di Romano lasciano il partito

Martedì in voto in aula sul nuovo governo di Lombardo. Tanti i punti interrogativi, come ad esempio i "Finiani". Ed è caos nel partito dello scudo crociato

PALERMO. Non sarà un voto di fiducia, non previsto dallo Statuto, ma sul nuovo governo martedì si andrà alla conta all’Ars. L’Udc, ala Romano, ha deciso ieri di presentare un ordine del giorno con cui fotografare maggioranza e opposizione. L’ordine del giorno - anticipa il capogruppo Rudy Maira - avrà per oggetto la bocciatura politica del governo dei tecnici. Non avrà natura vincolante per Lombardo che potrà andare avanti anche in caso di sconfitta al voto. I centristi ribelli hanno anche deciso di dar vita a un nuovo gruppo parlamentare all’Ars, che renderà esplicita la spaccatura dall’ala che fa capo a Casini e Giampiero D’Alia. Formalmente per questo passaggio si attende però il voto con cui, alla Camera, Casini schiererà l’Udc rispetto a Berlusconi: «Se verrà confermata la linea di opposizione e di vicinanza al Pd - anticipa ancora Maira - allora anche all’Ars daremo vita a un gruppo autonomo». Mentre per il partito, Italia Domani, si dovranno consumare altri passaggi e intanto si lavora però al disegno del simbolo: i centristi si starebbero affidando ai guru di Berlusconi per la parte grafica. Dalla parte di Romano ci sono al momento otto deputati (Maira, Gianni, Cordaro, Caronia, Ragusa, Cascio, Dina e Fagone) ma sono in corso trattativa con parlamentari dell’Mpa (in primis, Paolo Ruggirello). Con Casini sono rimasti Ardizzone, Parlavecchio e Forzese ma anche in questo caso è in corso un pressing su altri deputati per aderire al progetto.


Ieri intanto Lombardo non ha chiuso l’intesa con i finiani sul nome dei loro assessori. Letizia Di Liberti ha già rinunciato, Gian Maria Sparma è in stand by. Fini pressa per reinserire Strano ma alla fine dovrebbe spuntare un altro nome. All’Ars invece i deputati finiani, insieme agli ex miccicheiani Giulia Adamo e Giovanni Greco, hanno confermato il sostegno politico a Lombardo. Ne è venuto fuori un gruppo di sette deputati che - con qualche sfumatura da parte di Carmelo Incardona - resterà a comporre il Pdl Sicilia. I quattro deputati di Misuraca (Scammacca, Nicotra, Cristaudo e Catalano) hanno preso tempo. Mentre Miccichè si appresta a dar vita a un nuovo gruppo di opposizione con Cimino, Bufardeci, Mineo e Scilla.


I finiani e la Adamo hanno chiesto però a Lombardo di inserire sul programma ben dieci punti: semplificazione amministrativa, riduzione del carico fiscale per le aziende, quoziente familiare per ridurre il carico fiscale, azzeramento dei consigli di amministrazione delle società partecipate a cominciare da Sicilia e Servizi, pressing su Roma per modificare la legge che detta le regole per la gestione del fondo dei proventi dei beni confiscati alla mafia. E ancora, Aricò, Marrocco, Currenti, Gentile e Incardona, con Adamo e Greco chiedono: più infrastrutture, misure contro l’emergenza rifiuti, spazio negli accordi Italia-Libia per le imprese isolane.  Nel frattempo ieri a Roma Lombardo ha iniziato il suo pressing sul governo nazionale. In conferenza Stato-Regioni anche la Sicilia si è messa di traverso per il varo del documento che introdurrà il federalismo fiscale municipale. Se ne riparlerà fra 15 giorni ma il governo dovrà trattare ancora, anche con la Sicilia.

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