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Miccichè fa le prove del nuovo partito

Il sottosegretario ha riunito a cena i sei deputati a lui più vicini. E' il punto di partenza per la sua candidatura a Palazzo d'Orleans. Cimino: "Creeremo il Partito del popolo siciliano"

PALERMO. Ha riunito a cena i sei deputati a lui vicini. E per la prima volta ha programmato la sua stagione all’opposizione. Gianfranco Miccichè ha illustrato mercoledì sera il progetto che parte subito da un gruppo autonomo all’Ars e si evolverà nel Partito del popolo siciliano, movimento autonomo ma alleato del Pdl berlusconiano. Sarà la pista su cui far decollare la sua candidatura a Palazzo d’Orleans.
Il sottosegretario alla Presidenza del consiglio ha già ottenuto il consenso dei fedelissimi. Scontato quello della capogruppo Giulia Adamo e degli assessori uscenti, Michele Cimino e Titti Bufardeci. Poi è arrivato quello di Toni Scilla, Giovanni Greco e Franco Mineo.
La prima mossa è quasi un’esigenza, soprattutto se i finiani e Misuraca confermeranno l’alleanza con Lombardo: «Siamo pronti a formare un gruppo autonomo all’Ars - ha ammesso la Adamo - abbiamo già pianificato tutte le mosse. E nei prossimi giorni le esporremo anche a Berlusconi». Un incontro sarebbe in agenda per la prossima settimana.
Il piano lo descrive l’assessore all’Economia, Michele Cimino: «Creeremo il Partito del popolo siciliano, chiameremo subito a raccolta i sindaci e gli amministratori che ci hanno sostenuto fino a ora. Nel frattempo ognuno di noi coinvolgerà anche la base sul proprio territorio». L’obiettivo finale è scontato per i fedelissimi di Miccichè: «Sì, puntiamo a Palazzo d’Orleans» ha ammesso Cimino. Una mossa che passa da un piano di alleanze: «Io non sono affatto sicuro che i finiani alla fine scelgano Lombardo e il Pd - ha calcolato Cimino -. Il nostro progetto, in ogni caso, è in alleanza col Pdl di Berlusconi e non si sposterà mai a sinistra. L’obiettivo è sempre quello di mettere insieme un movimento meridionalista che coinvolga anche altre regioni. Così bilanceremmo il peso sempre crescente della Lega». È su questo che i miccicheiani chiederanno a Berlusconi il via libera. Malgrado sul progetto ci sia già il no dei lealisti siciliani e dei big romani, preoccupati che l’idea possa creare uno spirito di emulazione che porti allo spezzatino del partito, per dirla con le parole di Carlo Vizzini. Lo stesso senatore azzurro si è chiesto provocatoriamente «se alle Politiche questo partito andrebbe da solo o se i suoi membri chiederanno di entrare nelle liste del Pdl». Le trattative per il rientro di Miccichè alla base sono avviate da settimane ma in casa lealista è prevalsa l’idea di attendere che Lombardo annunci la giunta per risedersi al tavolo in posizione paritaria. Cioè tutti da membri dell’opposizione, senza posizioni di forza.
Da un paio di giorni infatti Cimino e Bufardeci hanno iniziato la smobilitazione degli uffici di gabinetto. Miccichè e i suoi uomini si preparano a una stagione di opposizione. Non accadeva dal 1999, quando al governo c’era il diessino Capodicasa. Cimino ci ha scherazto su: «In fondo ora è quasi la stessa cosa. E comunque, ho fatto opposizione anche fra il 2006 e il 2008 quando ero presidente della commissione Bilancio dell’Ars e c’era Cuffaro al governo».
E il co-coordinatore del Pdl, Domenico Nania, progetta già la stagione elettorale: «Il centrodestra ha il compito di farsi trovare pronto all’appuntamento costruendo una coalizione di volenterosi che deve accogliere chi sa mantenere i patti con gli elettori». Il piano prevede un’alleanza con l’ala cuffariana dell’Udc e la Destra di Storace. Più una serie di liste civiche che fanno capo a singoli deputati all’Ars.

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