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Regione, cala il gelo fra Lombardo e Miccichè

Rapporti tesi dopo le nomine ai vertici dei beni culturali. L’irritazione è nata quando gli uomini del Pdl Sicilia hanno saputo di un lungo incontro del governatore con Lumia del Pd

PALERMO. Mai stati così distanti Raffaele Lombardo e Gianfranco Miccichè. Le nomine ai vertici dei beni culturali hanno reso evidenti le crepe di un rapporto che da giorni si manifestavano solo on line sui blog di riferimento. Per la verità i pontieri sono già al lavoro da ieri e un incontro fra il governatore e il sottosegretario è comunque in programma entro il fine settimana, forse già oggi. Ma ieri i tre leader del Pdl dei ribelli - Miccichè, Dore Misuraca e il finiano Pippo Scalia - hanno messo a punto almeno un paio di mosse per fare muro e mostrare i muscoli a Lombardo.
L’irritazione è nata quando gli uomini del Pdl Sicilia hanno saputo di un lungo incontro fra Lombardo e Beppe Lumia (espressione dell’ala più dialogante del Pd) nelle ore che hanno preceduto le nomine ai beni culturali. Irritazione acuita dal fatto che sia Miccichè che Misuraca e Scalia sostengono di aver appreso dell’elenco dei prescelti solo a cose praticamente fatte. E ciò malgrado l’assessore ai Beni culturali, Gaetano Armao, sia espressione del Pdl Sicilia mentre il direttore dell’assessorato, Gedo Campo (che materialmente firma i contratti) è invece uomo del governatore.
A quel punto, nella notte, è arrivato all’assessore il segnale di bloccare tutto e il giorno dopo la lista ha comunque subito modifiche sostanziali. Di buon mattino Lombardo ha cercato Miccichè, tentando di organizzare un incontro per ieri a mezzogiorno. Ma Scalia, Misuraca e Miccichè hanno risposto coi fatti organizzando a loro volta un vertice a Sant’Ambrogio. Al termine del quale i tre hanno dettato alle agenzie una nota di poche righe: «Il Pdl Sicilia rimane compatto a prescindere dalle vicende romane, che ci auguriamo si concludano positivamente. Nei prossimi giorni incontreremo Lombardo per valutare l’azione di governo». No a trattative autonome del governatore con pezzi del gruppo o singole aree: è il messaggio che filtra dal quartier generale del Pdl Sicilia. E la precisazione di un gruppo che resta unito serve proprio a far sentire il peso di quei 16 deputati nella maggioranza trasversale che sostiene il governo.
Di più. Misuraca ha creato una fondazione, «Sud Italia», con la quale si mette in posizione autonoma pur se all’interno dell’alleanza con Miccichè e Scalia (anche se in ambienti vicini a Lombardo la fondazione viene vista come il contenitore in cui potrebbero confluire gli ex forzisti che non seguirebbero Miccichè in un eventuale ritorno al Pdl ufficiale). A questo punto il Pdl Sicilia è forte di tre aree equivalenti: ci sono i 5 finiani, i 6 uomini di Miccichè e 5 parlamentari vicini a Misuraca. E qui sta una prima novità visto che alla fondazione si è iscritto anche Santo Catalano, entrato all’Ars in quota Mpa per sostituire Fortunato Romano (deputato autonomista) ma avvicinatosi subito al Pdl Sicilia. Lombardo tecnicamente ha oggi un deputato in meno. Dopo Generazione Italia - i circoli dei finiani - quella di Misuraca è un’altra articolazione con cui i ribelli del Pdl cominciano l’attività di radicalizzazione sul territorio.
Va detto che nelle stesse ore in cui Miccichè, Misuraca e Scalia assumevano questa linea, il sottosegretario ha inviato a Palazzo d’Orleans due big - Pippo Fallica e l’assessore Titti Bufardeci - per tenere comunque aperto il dialogo con Lombardo. La mini delegazione ha protestato per la scelta dei sovrintendenti («non è concordata con noi» ha detto Bufardeci) e ha chiesto formalmente un rinvio dell’assegnazione degli incarichi. Ancora a metà pomeriggio di ieri Bufardeci riferiva di aver avuto garanzie da Lombardo che ciò sarebbe avvenuto. E a scelte già ufficiali Misuraca ha ammesso che «quella lista non ci piace».
Ma, sempre nelle stesse ore, Lombardo ha dettato la sua linea tramite il blog tornando ad annunciare a breve un nuovo governo e rispondendo proprio a Miccichè che dal suo sito aveva proposto il ritorno alla maggioranza del 2008 (con Pdl, Udc e Mpa) e l’allontanamento dal Pd. Ma, per Lombardo, «tornare indietro come se niente fosse sarebbe la rovina della Sicilia. Alla gente dobbiamo assicurare lavoro facendo valere le regole e assumendoci le nostre responsabilità». Il governatore ha detto di essere pronto a incontrare gli alleati ma ha ripetuto che si va verso un nuovo governo e «un rilancio dell’azione riformista senza se e senza ma, molto rigorosa e dura. Questa compagine governativa deve sottoscrivere un patto di legislatura sottraendosi ai capricci di chicchessia, me compreso». Parole che vanno nella direzione delle recenti richieste del Pd, e infatti il capogruppo Antonello Cracolici ha precisato che «sui programmi ci siamo sempre intesi. Ma ora Lombardo deve passare dal dire al fare».

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