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Lombardo quater con finiani e Pd

Resta la strategia di fondo: un nuovo governo in cui aumenti la quota dei tecnici (ora sono 5 e potrebbero arrivare a 8) «e che sottoscriva un patto con un programma riformista comune e candidati comuni»

PALERMO. Raffaele Lombardo rafforza il legame con i finiani, apre ancora una volta all’Udc e disegna un quadro politico in cui con i rutelliani, i ribelli del Pdl e pezzi del Pd si può portare avanti il progetto riformista alla Regione. Ma prima di formare il nuovo governo dovrà registrare il sì di Miccichè e Misuraca. Anche per questo il governatore ammette a fine giornata che «il quadro politico è cambiato, sentirò i miei alleati. Ma non ci sarà un rinvio sul rimpasto, chiuderemo prima della pausa estiva».
Resta la strategia di fondo: un nuovo governo in cui aumenti la quota dei tecnici (ora sono 5 e potrebbero arrivare a 8) «e - sottolinea il governatore - che sottoscriva un patto per questa e per le prossime legislature con un programma riformista comune e candidati comuni».
Il governatore ieri è stato a Roma per riorganizzare il suo movimento aprendo le porte ad Adriana Poli Bortone. E non è un caso se in quella sede ha ricordato che «l’annuncio della morte del Pdl costituisce un fatto dirompente nello scenario politico. Non era dunque azzardato parlare di post-berlusconismo, anche se non siamo stati noi a provocarlo ma le liti interne. Ma in Sicilia questa situazione è evidente da un anno e credo che Roma farebbe bene a guardare la realtà che è maturata alla Regione». Lombardo ha parlato con Fini e poi ha sottolineato che «se vuole rivedere il rapporto con il sud e col governo merita la nostra attenzione». Ma il governatore e leader dell’Mpa sa che adesso partirà la caccia ai 5 deputati e tre senatori autonomisti e per questo avverte sia Fini che Berlusconi «ora siamo decisivi» per la maggioranza in Parlamento.
Scenario che può rafforzare anche la giunta regionale. Ieri il governatore ha incontrato di buon mattino Miccichè e ne ha ricavato la convinzione che «non è in difficoltà. Crede nel nostro progetto e noi siamo pronti a rilanciare il partito del Sud». A Cascio che pronostica il rientro del sottosegretario nel Pdl e il respiro corto del quarto governo regionale, Lombardo replica: «Chiacchiere, che fa in un giorno di vacanza. Noi andiamo avanti. Con il Pdl Sicilia (che adesso chiama solo ”Sicilia”, ndr). L’Api di Rutelli che si è rafforzata e, mi auguro il Pd».
Ieri Miccichè e Misuraca, cofondatori di area ex forzista del Pdl Sicilia, non hanno commentato gli scenari possibili dopo la rottura Fini-Berlusconi ma - dicono i loro uomini più vicini - una riflessione si aprirà a breve. I boatos sono stati alimentarti da un lungo colloquio a tre che si è svolto ieri alla Camera fra Miccichè, la Prestigiacomo e Alfano. Non è detto che si sia parlato del caso-Sicilia ma il siparietto non è sfuggito a molti. Titti Bufardeci, assessore all’Agricoltura miccicheiano, però smorza sul nascere le polemiche: «Cosa dovremmo fare? Uscire dal governo e lasciarci i finiani? Resteremo nel governo e con i finiani».
Loro, i finiani, hanno una strada obbligata. Pippo Scalia è sicuro che «non formeremo gruppi autonomi all’Ars». Se un cambiamento nel Pdl Sicilia ci sarà, è il ragionamento, la mossa spetta a Miccichè. «E non credo - conclude Scalia - che ci sarà un’apertura al Pd della giunta regionale. Tutto resterà invariato». Anche se Fabio Granata si sbilancia in uno scenario futuro: «In Sicilia può cambiare tutto in vista delle alleanze per la prossima legislatura. È chiaro che lavoreremo per un candidato diverso da quello del Pdl». Granata non dice di no a priori a un rapporto con un pezzo del Pd. Ma il segretario dei democratici, Giuseppe Lupo, continua a spingere Lombardo fuori dal centrodestra: «Lombardo dica se è ancora alleato del Pdl. Noi siamo pronti ad affrontare le emergenze della Sicilia in un confronto col governo regionale».

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