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Manovra, le Regioni insistono: "Va cambiata"

I presidenti attaccano: "Così non si va avanti". Durissime prese di posizione sopratutto dal Sud. Forse mercoledì l'atteso confronto con il premier Berlusconi

ROMA. Non si affievolisce il duro faccia a faccia tra Regioni e Governo sui tagli previsti dalla Manovra. La temperatura dei rapporti continua a mantenersi incandescente, e ciò accade significativamente nella settimana in cui, si presume, potrebbe tenersi l'incontro a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Secondo molti addetti ai lavori, infatti, il tanto invocato confronto tra premier e Regioni - ma anche comuni, province e comunità montane - potrebbe svolgersi già tra domani e mercoledì, cosa che faciliterebbe il compito alla Conferenza delle Regioni, che avrebbe tutto il tempo di approfondire eventuali controproposte nella riunione già indetta per giovedì 8 luglio. Nel frattempo le Regioni non mollano e anzi replicano alle polemiche di queste ultime ore sui dati emersi circa le ridotte capacità delle realtà del Sud di attingere ai fondi europei.


E sembra legato a quest'ultimo aspetto il tono acceso del presidente Errani, il quale quest'oggi ha parlato apertamente di "cortina fumogena", che a suo dire servirebbe soltanto "a coprire una manovra che le Regioni e gli enti locali giudicano insostenibile e che finirebbe per penalizzare i cittadini". Naturalmente non senza rilevare che "non si affronta il gap che ancora oggi separa il Mezzogiorno dal resto del Paese con accuse ingenerose e superficiali alle amministrazioni del Sud".  E, come già fatto nel corso dell'incontro con le forze sociali, ma anche nella Conferenza di giovedì scorso, o nell'incontro di venerdì con il presidente del Senato Renato Schifani o all'Assemblea di venerdì della Coldiretti,  ribadisce: "la manovra varata rischia di tagliare le gambe al federalismo; è squilibrata perché pesa per l'80% su regioni e enti locali e finirà per ricadere sui servizi pubblici essenziali per i cittadini".   


Ma un concetto a cui Vasco Errani sembra tenere oltremodo è la forte sintonia venutasi a creare in queste ultime settimane tra lui e il resto dei governatori italiani e anche con Sergio Chiamparino, sindaco di Torino e presidente dell'Associazione nazionale dei Comuni, con Giuseppe Castiglione, presidente della provincia di Catania e presidente dell'Unione delle Province d'Italia, e con Enrico Borghi, leader dell'Unione delle Comunità montane. Un fronte compatto, almeno in questa prima fase in cui non è ancora stata decisa nei dettagli una diversa ripartizione dei tagli, che consente a Errani di usare bastone e carota. "Dobbiamo reagire per senso delle istituzioni alla campagna di delegittimazione in corso - avverte - anche se "continuiamo a ricercare il dialogo, pronti ad assumerci in modo equo e proporzionale le nostre responsabilità nell'azione per il controllo della spesa pubblica".

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