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Regione, tramonta l'ipotesi del governo "tecnico"

Incontro ieri sera nella residenza estiva di Gianfranco Miccichè con Lombardo, Dore Misuraca e Pippo Scalia. Non sono previsti cambiamenti negli equilibri politici del governo

PALERMO. Un vertice di due ore nella residenza estiva di Gianfranco Miccichè per dire no definitivamente alla proposta del Pd di un nuovo governo composto esclusivamente da tecnici. A Sant’Ambrogio, sopra Cefalù, si sono ritrovati oltre al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio gli altri fondatori del Pdl Sicilia, Dore Misuraca e Pippo Scalia (leader dell’aera ex An che comprende anche Granata, Briguglio e Lo Presti). Ovviamente, c’era anche Raffaele Lombardo. Il Pdl Sicilia ha in pratica cristallizzato il rapporto col Pd. Non ci saranno cambiamenti negli equilibri politici in giunta: a meno che, è il ragionamento dei quattro leader della maggioranza di governo, l’area che va da Cardinale a Lumia non proceda allo strappo dal partito nazionale per fondare una costola siciliana autonoma sulla falsariga del Pdl-Sicilia. In caso contrario si andrà avanti con l’attuale sostegno esterno malgrado i mugugni di un’area sempre più vasta del Partito democratico.


Ufficialmente, non si è parlato invece del rapporto con l’Udc. I contatti del governatore con i centristi sono proseguiti nel week end ed è chiaro che un indebolimento del ruolo del Pd favorirà comunque il dialogo con il partito di Casini. Di sicuro, Miccichè, Misuraca e Scalia hanno comunque confermato di voler mantenere un ruolo di primo piano nella compagine di governo, non rispondendo dunque agli inviti del Pdl ufficiale a uscire per sgambettare Lombardo. Il governatore e i principali alleati hanno poi fissato l’agenda di governo. All’Ars si partirà con la legge sulla semplificazione amministrativa: il testo fortemente voluto da Miccichè è all’ordine del giorno dell’Assemblea già oggi anche se il presidente dell’Ars, Francesco Cascio, ha più volte lasciato intendere che dietro l’ angolo c’è il ritorno del testo in commissione perché alcune parti non sarebbe allineate allo statuto autonomista.

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