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Genchi: "L'aggressione a Berlusconi? Non è vera"

Il funzionario di polizia a un congresso di Italia dei Lavori: "Una pantomima". Scoppia la polemica

Roma. L'esperto di intercettazioni tradito da un normale microfono: Gioacchino Genchi, ospite al congresso dell'Italia dei Valori, si è forse lasciato prendere la mano dal clima antiberlusconiano che si respirava nella sala, e quando ha preso la parola, ha metaforicamente gettato la sua bomba. "Nel lancio della statuetta del duomo di Milano a Berlusconi non c'é nulla di vero", ha detto spiazzando la platea. Ha quindi parlato esplicitamente di una "pantomima coronata dall'uscita di quel fazzoletto nero ed enorme che sembrava quello di Silvan dal quale mancava solo che uscisse un coniglio". Ma non basta, Genchi, che si è fatto forte della sua "esperienza  in polizia", ha anche citato, per mettere in dubbio anche quell'episodio, la vicenda del "cimicione enorme" che Berlusconi, allora all'opposizione, ritrovò nel suo studio accusando le procure rosse e che - ha affermato il consulente informatico - era chiaramente falsa". Sospetti pesanti che hanno fatto uscire dai gangheri il Pdl, ma che hanno indotto anche esponenti dell'Idv a prenderne le distanze, a cominciare dallo stesso Antonio di Pietro che in una nota ha definito "inimmaginabile e fantasiosa" la tesi del falso incidente. "Purtroppo - ha aggiunto il leader di Idv - la statuetta in faccia al presidente del Consiglio c'é stata ed è stato un atto grave ed inaccettabile. Credo che sia bene non costruirci teoremi sopra". Il polverone politico è calato solo in serata quanto in concomitanza con il distinguo di Di Pietro, è giunta una nota dello stesso Genchi che ha corretto il tiro: "E' evidente che il mio intervento di oggi è stato totalmente frainteso. Le mie parole, infatti, non facevano alcun riferimento alla dinamica dell'attentato e non intendevano affatto metterne in dubbio la veridicita", ha puntualizzato spiegando che si riferiva "in realtà, a quanto accaduto immediatamente dopo, ovvero, al fatto che la scorta del presidente del Consiglio non abbia provveduto con tempestività ed immediatezza ad allontanare il premier da quella situazione di grave pericolo".    Ma certe parole, intercettate o meno, possono essere macigni, come ben sa anche Genchi (il funzionario di polizia è stato temporaneamente sospeso dal servizio per un provvedimento disciplinare, e prima della sospensione, un anno fa, è stato distaccato sindacale per due lustri nel Sodipo, il sindacato di polizia federato all'Ugl). E non sorprende quindi che  lo "spione" come lo hanno bollato nel Pdl, sia stato travolto in men che non si dica dall'ira del centrodestra.
"E' una vergogna che tale oscuro personaggio parli senza pensare minimamente alle sciocchezze che dice", si è ribellato il vicepresidente del gruppo Pdl al Senato Francesco Casoli. E il ministro per l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi gli ha fatto eco: "E' inaudito che un Partito, che è stato al governo e vuol tornarci, presti la tribuna per esporre una tesi così grottesca e offensiva dell'intelligenza degli italiani".
E' intervenuto anche Pier Ferdinando Casini secondo cui "un partito che non riconosce l'aggressione a Berlusconi è un ostacolo per ogni alleanza di governo con il Pd. Non è un partito serio - ha aggiunto - quello che dà voce a Genchi per dire che l'aggressione a Berlusconi non è vera. Siamo sulla Luna". Per Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, "sorge il dubbio che qualcuno desideri un altro caso Tartaglia".

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