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Livadiotti: «No a veti dei sindacati, contro il precariato serve flessibilità»

Per il giornalista «le tre sigle per anni hanno solo detto no, bloccando di fatto il Paese. Ma i lavoratori si fidano sempre meno»

Sindacati sempre più spaccati e lontani dalla classe lavoratrice. Battaglie, come quella sul Job's Act, su cui restano distanti i punti di vista fra loro e rispetto alle reali esigenze del mercato del lavoro. Macchine gigantesche più attente alla politica che alla tutela dei lavoratori. È la fotografia del sindacato nel 2014, a sei anni dall'uscita del libro di Stefano Livadiotti, giornalista de L'Espresso che nel 2008 ha pubblicato per Bompiani «L'altra casta. Inchiesta sul sindacato».

Quanto oggi le posizioni dei sindacati riescono a rappresentare effettivamente le esigenze della classe lavoratrice, dei pensionati, dei giovani, dei precari?

«Lo zoccolo duro della base dei tre sindacati è rappresentata da pensionati e lavoratori dipendenti che non rappresentano certamente la parte più moderna e dinamica del Paese. Parlano i numeri. Secondo un recente sondaggio di Nando Pagnoncelli, il 74% degli intervistati pensa che i sindacati hanno in questi anni pensato più a fare politica che agli interessi di chi lavora. E del resto se pensiamo che gli ultimi cinque segretari della Cgil sono entrati in politica (Guglielmo Epifani, Sergio Cofferati, Bruno Trentin, Antonio Pizzinato, Luciano Lama), quattro segretari della Cisl degli ultimi trentacinque anni (Savino Pezzotta, Sergio D'Antoni, Franco Marini, Pierre Carniti) hanno avuto un percorso in politica, stessa cosa due segretari Uil (Pietro Larizza e Giorgio Benvenuto): è un dato di fatto, la sensazione dei lavoratori è confermata dalla realtà».

Significa che oggi i lavoratori non hanno più alcuna fiducia nel sindacato?

«Ne hanno sempre meno. Anche in questo caso i dati di Ipsos lo confermano: nel 2006 l'indice di fiducia nel sindacato era pari al 48%, oggi è sceso al 37%, c'è stato un calo drastico. Ricordiamo che il core business di un sindacato dovrebbe essere la tutela del potere di acquisto dei lavoratori e la sicurezza nelle fabbriche, fronti su cui l'Italia è ancora nettamente indietro. Le paghe dei nostri lavoratori sono molto basse rispetto a quelle di altri Paesi, l'Italia sta veramente male nella graduatoria degli incidenti sul lavoro. I lavoratori non si sentono rappresentati. E del resto in questo momento la Camusso sembra più attenta a difendersi da Landini che vuole sfilarle la poltrona...».

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