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Clinicamente morta col feto vivo, Cittadini: acrobazia scientifica e medica

Al San Raffaele di Milano si sta tentando di far vivere almeno un mese il nascituro per poi procedere al parto cesareo

«È una acrobazia scientifica e sanitaria di altissimo livello, un’operazione quasi impossibile, ma se c’è un posto dove la qualità professionale dei medici può sperare di raggiungere la crescita di un feto da 500 a 800 -1000 grammi dentro il corpo di una madre in coma, quel posto è l’Ospedale San Raffaele di Milano che ha una grande ginecologia, una grande terapia intensiva e neurorianimazione». Protagonista di nascite anche difficili e al limite della sopravvivenza, il professor Ettore Cittadini guarda alla mamma di Milano clinicamente morta, a elettroencefalogramma piatto dopo una fulminante emorragia cerebrale. Nel grembo ha un bambino di 23 settimane che un’equipe dell’Ospedale San Raffaele sta tentando di tenere in vita, ed è una lotta per la sopravvivenza che ha pochi precedenti al mondo. Una sonda nell’intestino materno permette al feto di essere alimentato, la ventilazione artificiale fa arrivare l’ossigeno nel sangue della mamma e quindi al feto. Il cuore continua a battere e finchè c’è quel battito il bambino ha vita, in un certo senso il corpo della mamma si è trasformato in una incubatrice che protegge il figlio. È necessario resistere in queste condizioni almeno un mese, far crescere il feto fino a 28 settimane - oggi è a 24 - e poi tentare un parto cesareo.

Per dare al feto qualche speranza si sta lavorando per tenere la situazione della mamma il più possibile stabile perché il feto non subisca conseguenze. L’ospedale e gli esperti proteggono la famiglia in stretto riserbo, la morte cerebrale della signora è la conseguenza di una improvvisa emorragia avvenuta mentre era in casa. Non è noto quali siano le cause ma le ipotesi dei medici indicano anche quella di un aneurisma.

Professore Cittadini, una tragica vicenda umana e una storia medica bellissima e difficile, riuscirà i bambino a pesare 800 grammi e a raggiungere la nascita?

«Saranno 28 giorni di sottilissima speranza, ci sono rarissime esperienze di questo tipo, ricordo un caso nel 1993 a Los Angeles e un altro qualche anno dopo a Genova che non è arrivato a conclusione perché non erano d’accordo nemmeno tutti i medici sulla efficacia della prosecuzione. Ma il vero problema è: anche se si riesce ad alimentare il feto per altre quattro settimane in queste condizioni, che non sono condizioni normali, saranno giorni di crescita utile per il feto? Comunque se arriverà a un chilo avrà ottime probabilità di sopravvivere».

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