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Isis, Emma Bonino: «Le bombe? Se non c’è strategia politica, armi spuntate»

Non bisogna mai avere paura di negoziare ma pagare riscatti significa arricchire i sequestratori ed avallare questo tipo di pratica

«Quello che trovo più preoccupante di questa ennesima coalizione dei volenterosi o meglio coalizione degli ambigui, come giustamente l'ha definita Guido Olimpio, non è solamente la recente non brillante esperienza in Iraq o Libia, ma la ripetuta assenza di una decisione formale del Consiglio di Sicurezza e la mancanza di una strategia esplicita post bombardamenti». Emma Bonino, probabilmente la donna delle istituzioni politiche italiane più nota al mondo, leader radicale, già vicepresidente del Senato, ministro degli Esteri e Commissario europeo per gli Aiuti umanitari, sottolinea i limiti - le «gambe corte» - dell'operazione militare anti-Isis condotta in Iraq e Siria dagli Stati Uniti con un ampio fronte di alleati.

Il «Califfato dell'Orrore» controlla un territorio che, secondo alcune stime, è grande quanto la Gran Bretagna. Abu Bakr al-Baghdadi deve essere ormai trattato come un capo di Stato?

«Tra gli esperti circolano stime diverse, che riguardano l'effettivo potere sul terreno, le risorse finanziarie, l'entità numerica dei combattenti. Lo Stato Islamico però non mira solo al controllo di territorio. Il suo obiettivo dichiarato è transnazionale e riguarda l'intera comunità dei «credenti», quindi tutto il mondo musulmano sunnita, che il movimento vorrebbe ricondurre a un wahhabismo ancestrale. Una finalità così ambiziosa pone necessariamente l'autoproclamatosi Califfo e i suoi accoliti in aperta sfida all'altro movimento terrorista transnazionale che è al-Qaeda. Baghdadi cerca di riuscire dove un altro iracheno, Zarqawi, ucciso in un raid nel 2006, fallì, ma esattamente come il suo predecessore, non pare raccogliere la benedizione del capo di al-Qaeda, l'egiziano Zawairi. Ma anche qui, non è escluso che i due possano tatticamente allearsi».

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