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Centri di fauna selvatica siciliani a rischio chiusura

ROMA.  Sono sette i Centri di Recupero Fauna Selvatica della Regione Siciliana che rischiano la chiusura immediata a causa del mancato sostegno da parte della Regione.  Il grido di allarme arriva da CTS, Fondo Siciliano per la Natura, Lipu e WWF le 4 associazioni ambientaliste che gestiscono queste strutture disciplinate da apposite normative regionali.     «Nonostante gli immani sforzi sostenuti dalle associazioni che gestiscono i Centri per portare avanti il lavoro di recupero degli animali feriti, così come previsto dalla legge regionale 33/'97 , la Regione Siciliana non ha previsto per queste strutture alcun rimborso - dichiara Gianni Insacco del Fondo Siciliano per la Natura. Nella voce di bilancio 2013 il capitolo di spesa dedicato a questa voce è infatti pari a zero - continua Insacco. E dire che i Centri rivestono una funzione determinante per la salvaguardia della biodiversità oltre a svolgere un'importante azione d'informazione e sensibilizzazione nei confronti di cittadini, studenti, turisti e altri portatori d'interesse».   
«Questa situazione - dichiara Stefano Di Marco - Vice Presidente Nazionale del CTS è davvero vergognosa e paradossale. Le associazioni per gestire i Centri devono anticipare decine di migliaia di euro fin dall'inizio di ogni anno, attraverso un bilancio di previsione approvato, che poi, come accaduto finora, rischiano di vedersi rimborsati solo in quota parte e soltanto dopo due anni.  Questo atteggiamento della Regione che ha di fatto ribaltato completamente su di noi il problema del recupero della fauna selvatica è francamente insostenibile».   
«Quello che chiediamo a gran voce - dichiarano le associazioni ambientaliste - all'assessore regionale alle Risorse Agricole e Alimentari Dario Cartabellotta e al presidente Crocetta sono risposte chiare e tempestive sul pagamento nel 2013 delle attività pregresse dei Centri  e soprattutto contezza del futuro».

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