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Fnsi: "Allarmanti perquisizioni a giornalisti palermitani"

PALERMO.  «Un filo contorto sta rischiando di provocare un grave corto circuito nel rapporto tra informazione e magistratura in Sicilia. È quanto siamo costretti a pensare dopo una serie di vicende che vedono i giornalisti messi sotto pressione nel corso di indagini volte a prevenire e a combattere gravi reati mafiosi». Lo dice, in una nota la Federazione nazionale della stampa italiana, dopo le perquisizioni nell'abitazione di tre cronisti palermitani, Giuseppe Lo Bianco, Sandra Rizza (del Fatto Quotidiano) e Riccardo Lo Verso del sito di informazione «Live Sicilia», disposte sabato scorso dalla Procura di Catania.    
«Pare che gli investigatori cercassero l'origine di una presunta fuga di notizie - prosegue la nota - Ma non può non porre pesanti interrogativi il fatto che si tratta di un'inchiesta contro ignoti per violazione di segreto d'ufficio con l'aggravante di aver favorito la mafia. Perquisire dei giornalisti che hanno riportato notizie, di cui sono venuti a conoscenza sulla base di ricerche e valutazioni di carattere professionale, in un'indagine che richiama reati di tale gravità, pare assolutamente allarmante».    
«Possono i colleghi aver violato segreto d'ufficio di documenti di cui non hanno responsabilità di custodia e nè di altro genere non essendo operatori di pubblico ufficio? Perchè continuare a mirare sui giornalisti che hanno invece il dovere di informare su vicende  di interesse pubblico di cui sono a conoscenza?», si chiede l'Fnsi.    
«Se invece ci sono sospetti e contrasti interni alle stesse magistrature, ancora meno comprensibile sarebbe l'interferenza sui giornalisti - conclude la nota - le sentenze della Corte di Strasburgo, per l'arretratezza del nostro Codice in materia di limitazione alla stampa e per certe azioni investigative contro i giornalisti continuano a essere inascoltate». 

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