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Vavassori lascia l'Ucraina: sono stanco e torno in Italia

Ivan Luca Vavassori

Ha lasciato l’Ucraina dove combatteva a fianco dell’esercito di Kiev perché è «stanco» e non ha «più la testa per andare avanti» e dopo aver fatto del suo «meglio per aiutare» ritiene sia attivato il momento di ritornare alla vita normale, fatta di affetti e quotidianità.
Dopo due mesi trascorsi al fronte, Ivan Luca Vavassori, l’ex calciatore di 29 anni che era andato al fronte nelle file delle brigate internazionali in guerra contro le truppe di Putin, come ha pubblicato sulla sua pagina Instagram, ha scelto di rientrare alla base. La decisione del giovane fighter italiano sarebbe maturata dopo il brutto incidente di poco più di una settimana fa: per un giorno non si erano avute più notizie di lui e si era temuto fosse morto. Allarme fortunatamente poi rientrato: era stato ricoverato in ospedale con la febbre alta e alcune ferite dopo essere sopravvissuto ad un attacco russo a Mariupol.
Le sue parole sono state affidate qualche ora fa, ancora una volta ai social: «Sono stanco per me basta così. E’ ora di tornare a casa non ho più la testa per andare avanti. Ho fatto del mio meglio per aiutare. Ho messo tempo e vita a disposizione del popolo ucraino, ma è ora di riprendermi la mia vita - ha scritto in spagnolo - Torno dove sono felice e torno a riprendermi tutto ciò che è mio». E ancora: «Le cose sono cambiate molto da quando me ne sono andato, ma sono sicuro che con l’aiuto di Dio raggiungerò i miei obiettivi. E lei è al primo posto in questi».
Un messaggio all’apparenza in contrasto con un’altra ’storià di Instagram apparsa ieri nella quale, a corredo di alcuni video, tra cui uno in cui veniva rimosso un proiettile incastrato nel giubbotto e altri di scontri a fuoco, diceva: «Ho lasciato molte cose a metà nella mia vita. E’ tempo per me di andare fino in fondo in qualcosa». Sempre ieri su Facebook aveva scritto: «Forza Ukraina, Fuck Putin. Si ritorna più forti che mai». Infine, l’annuncio sul suo «ritorno» con l’immagine di un interno di un aereo.
«Non è più a combattere ma non sta rientrando in Italia. E’ in Europa e sta bene», ha spiegato il padre, Pietro Vavassori, invitando a non farsi ingannare dalla foto, perché si riferisce a un «suo viaggio in Bolivia». Su dove sia ora il giovane, c’è il più stretto riserbo, anche se, si è saputo, dovrebbe essere sentito dagli uomini della Digos che, coordinati dal responsabile dell’antiterrorismo milanese, il pm Alberto Nobili, stanno indagando - è stato aperto un fascicolo conoscitivo, senza indagati e senza titolo di reato - per capire se ci siano o meno profili di illegalità dietro la sua scelta di arruolarsi.
Ivan Luca, che ha giocato in serie C per il Legnano, la Pro Patria e il Bra, facendo un’esperienza anche in Bolivia, è nato in Russia ed è stato adottato dall’imprenditore e dalla moglie Alessandra Sgarella, sequestrata dalla ‘ndrangheta nel ‘97 e morta nel 2011 per una malattia. Un rapimento risolto proprio da Nobili, con la liberazione della donna e l’arresto e le condanne dei suoi carcerieri.

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