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Biden incontra a Varsavia i profughi ucraini: «Putin è un macellaio»

Joe Biden assieme Mateusz Morawiecki

A Varsavia per incontrare i profughi ucraini il presidente americano Joe Biden alza ancora il tiro contro il capo del Cremlino e definisce il presidente russo Wladimir Putin «Un macellaio». E, incontrando in precedenza i ministri ucraini di esteri e difesa, Kuleba e Rezniko, assicura «ulteriori sforzi per aiutare l’Ucraina a difendere il suo territorio» e per far sì che Putin «risponda per la brutale aggressione da parte della Russia, comprese nuove sanzioni». E da Varsavia fa sapere che «l’articolo 5 un obbligo sacro» riferendosi all’articolo del trattato Nato secondo cui un attacco armato contro uno o più membri dell’Alleanza sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti. E assicura che gli ‘Usa saranno con l’Ucraina fino alla vittoria.

Sul terreno intanto continua la guerra. Esplosioni sono state udite vicino a Leopoli, nell’ovest dell’Ucraina, dove si vede in lontananza anche una colonna di fumo. La Cnn mostra alcune immagini del fumo in lontananza. E a Kharkiv è stato colpito, il memoriale dell’Olocausto. Lo scrive su Twitter il ministero della Difesa ucraino spiegando che «gli invasori russi hanno sparato e danneggiato il memoriale dell’Olocausto di Drobitsky Yar alla periferia di Kharkiv. I nazisti sono tornati. Esattamente 80 anni dopo».

Mosca pare aver cambiato strategia - ma non secondo Biden - ridimensionando i suoi obiettivi puntando decisamente al controllo del Donbass. Ha accordato - almeno nelle dichiarazioni -, l’apertura di dieci corridoi umanitari, liberato il sindaco di Slavutych, concentrato i suoi attacchi nel sud-est dell’Ucraina, ma continuando a colpire Mariupol, ormai un cumulo di macerie e serrando d’assedio la città di Kherson dove è fallito un primo tentativo di evacuare un convoglio umanitario di donne e bambini, diretto a Odessa. Una Odessa dove Putin ha tentato uno sbarco per ora fallito. E per rinforzare le sue truppe, stanche, senza viveri e con difficoltà logistiche, arruola 800 combattenti di Hezbollah ai quali promette 1500 dollari al mese e attinge alle sue truppe in Georgia.

Non tace il Papa. «Speriamo e preghiamo perché questa guerra vergognosa per tutti noi, per tutta l’umanità, finisca al più presto: è inaccettabile; ogni giorno in più aggiunge altre morti e distruzioni» ha ribadito nell’udienza alla Federazione Italiana Ricetrasmissioni. «Tanta gente si è mobilitata per soccorrere i profughi. Gente comune, specialmente nei Paesi confinanti, ma anche qui in Italia, dove sono arrivati e continuano ad arrivare migliaia di ucraini. Il vostro contributo è prezioso, è un modo concreto, artigianale di costruire la pace», ha sottolineato il Papa.
Intanto Putin fa filtrare, tra i suoi militari impegnati nell’offensiva in Ucraina, che la fine della guerra potrebbe avvenire il 9 maggio, per proclamare la missione compiuta nel giorno delle celebrazioni della Liberazione dai nazisti.
Nell’aggiornamento di intelligence, la Difesa britannica riferisce che le forze russe non si impegnano in operazioni di fanteria urbana, preferendo l’uso indiscriminato di bombardamenti aerei e di artiglieria per demoralizzare le forze ucraine: ‘Cercano di limitare le loro perdite a costo di vittime civilì, si osserva.

Il sindaco di Kiev Vitali Klitschko ha annullato il coprifuoco prolungato a partire da sabato. In una dichiarazione su Telegram, Klitschko ha detto che il coprifuoco «rimarrà normale - dalle 20 di sabato alle 7 di domenica» revocando il precedente ordine che prevedeva l’ordine di coprifuoco da sabato alle 20 fino alle 7 di lunedì.

Il presidente ucraino Zelensky - che secondo il New York Post potrebbe fare un’apparizione video, live o registrata, domenica alla serata degli Oscar - torna ad accusare la Russia di alimentare la corsa agli armamenti nucleari, e in un videomessaggio alla riunione del Forum di Doha chiede al Qatar di aumentare la produzione di gas, per contrastare le minacce russe di usare l’energia come un’arma.

Ieri (25 marzo) al Consiglio Ue l’accordo tra i Paesi dell’Unione europea che procederanno all’acquisto congiunto di gas per far valere sui mercati il loro peso strategico e politico e spuntare condizioni migliori. Parallelamente si procederà a ricostituire le scorte anche comuni. Resta invece in sospeso il tema del tetto ai prezzi del gas e della riforma del mercato dell’energia elettrica. A Roma il piano per la diversificazione delle fonti sarà pronto in un paio di settimane.

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