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Referendum sull'aborto a San Marino, il sì è in leggero vantaggio

Nel piccolo Stato le donne non possono abortire neanche se sono in pericolo di vita e l’interruzione di gravidanza è per il codice penale un reato punito con la reclusione da tre ai sei anni

La pillola abortiva

I primi risultati del referendum a San Marino sulla depenalizzazione dell’aborto danno il sì in vantaggio in tutte le circoscrizioni, con uno scarto complessivo di un centinaio di voti, ed una affluenza che alle 20, ora di chiusura delle urne, è del 41,11%. Il dato dei votanti è considerato normale e in linea con quello di altre consultazioni visto che non vi è necessità del quorum, abolito proprio con un referendum nel 2016, l’unico nella storia recente del Paese ad avere un’affluenza di oltre la metà degli aventi diritti (52,63%).
I dati parziali parlano quindi di un maggioranza di sì all’introduzione e depenalizzazione dell’aborto con uno scarto di circa 100 voti di differenza. Dai dati diffusi dalla Segreteria di Stato agli Affari Interni, emerge la grande differenza tra elettori residenti (46,06%) e quelli esteri (4,66%) dove la maggioranza sono i residenti nelle vicine Romagna e Marche. Sempre parziale il dato che vede le donne in maggioranza tra i votanti.
A San Marino, in base alla legge finora vigente, le donne non possono abortire neanche se sono in pericolo di vita e l’interruzione di gravidanza è per il codice penale un reato punito con la reclusione da tre ai sei anni. Il quesito proposto chiede di permettere l’interruzione volontaria della gravidanza entro la dodicesima settimana di gestazione, e anche successivamente se vi sia pericolo per la vita della donna o se vi siano anomalie e malformazioni del feto.
La campagna elettorale ha visto schierati su opposti fronti le attiviste dell’Unione donne sammarinesi, organizzazione promotrice della consultazione popolare, e le associazioni Pro Vita. In questi giorni i quartieri o Castelli di San Marino, sono stati tappezzati di manifesti alcuni con immagini esplicite come feti ricoperti di sangue o giovani affetti dalla sindrome di Down. «E verranno i giorni del dopo-referendum. Il codice penale sammarinese oggi punisce l’aborto come un reato con una pena prevista dai tre ai sei anni di reclusione. Qualunque sia l’esito, ci impegneremo con coerenza per testimoniare il Vangelo della vita per una cultura ed una politica favorevoli alla famiglia - dice dalle pagine Facebook della Diocesi, il vescovo di San Marino, Andrea Turazzi, - per un sussulto di consapevolezza e di responsabilità. Cercheremo amici per riorganizzare la speranza. Tutti sono invitati».

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