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Tokyo 2020, il Covid entra nel villaggio olimpico: contagiati 2 atleti e un funzionario

La bolla del Villaggio Olimpico è stata bucata quando mancano solo 5 giorni all’inizio dei Giochi. Nonostante le misure di sicurezza messe in campo dall’organizzazione delle Olimpiadi di Tokyo, due atleti e un funzionario sono risultati positivi al Covid-19 all’interno dell’area. Il portavoce di Tokyo 2020, Masa Takaya, si è limitato a riferire che i tre contagiati, ora in isolamento, fanno parte dello stesso team ma nè la nazionalità nè la disciplina sono state specificate. I loro compagni sono stati sottoposti a test.

Il Sudafrica ha comunicato che due giocatori e un funzionario della sua squadra di calcio sono risultati positivi al Covid-19 ma al momento non è chiaro se si tratti dei tre contagiati identificati nel Villaggio, un complesso di appartamenti e aree ristoro a Tokyo, ospiterà al picco della capienza 6.700 persone.

Gli atleti saranno sottoposti a test quotidiani, dovranno rispettare il distanziamento sociale e non potranno muoversi al di fuori della «bolla olimpica». Una volta terminata la competizione che li coinvolge, gli sportivi dovranno lasciare il Giappone entro 48 ore.

Se i tre segnalati tra ieri e oggi sono i primi casi di coronavirus registrati all’interno del Villaggio, le persone coinvolte a vario titolo nei Giochi a essere risultate positive sono in totale già 55 (25 solo tra sabato e domenica), tra cui altri due atleti, uno dei quali oggi, all’esterno dell’area. Notizie che appaiono dare ragione all’opinione pubblica nipponica, che in larga parte aveva accolto con malcontento e ostilità la decisione del governo di insistere con lo svolgimento della manifestazione, nonostante in Giappone i contagi abbiano toccato nuovi picchi nelle settimane precedenti, a fronte di una popolazione tra le più anziane nel mondo dove solo il 20% dei cittadini ha ricevuto l’immunizzazione completa.

Il presidente del Comitato Olimpico Internazionale, Thomas Bach ha fatto appello ai giapponesi perchè mostrino sostegno per la manifestazione, pur dicendosi «ben conscio dello scetticismo» che la circonda. «La mescolanza e gli incontri con la popolazione sono molto limitati, manteniamo il rischio a un livello assolutamente minimo», ha provato a rassicurare il direttore esecutivo dei Giochi, Christophe Dubi, «possiamo assicurare che la trasmissione tra i vari gruppi è quasi impossibile»

La falla nella 'bolla' è costituita con grande probabilità dai voli commerciali che hanno condotto gli atleti a Tokyo, come ha dimostrato la vicenda di un’altra delegazione del Sud Africa, nazione dove si è sviluppata una delle mutazioni più preoccupanti del Covid-19. Lo scorso 13 luglio la squadra di rugby a sette di Pretoria era stata messa in quarantena dopo che uno dei passeggeri del volo che li aveva portati a Tokyo, seduto vicino a loro, era risultato positivo al Covid-19.

Tutti i 18 membri della delegazione sono però risultati negativi ai successivi test e solo uno di essi, un funzionario, ha mantenuto la designazione di «contatto prossimo» e non ha potuto trasferirsi nell’area riservata per gli allenamenti. Si tratta di una pesante, e non isolata, deroga alle misure raccomandate dalle principali autorità sanitarie mondiali. Il Cdc americano, ad esempio, prescrive 14 giorni di quarantena a chiunque sia entrato in contatto con un positivo.
Un’analoga vicenda ha coinvolto la squadra femminile keniana di rugby a sette, anch’essa atterrata a Tokyo con un aereo sul quale era presente una persona positiva. Secondo la testata nipponica Asahi Shimbun, alcune atlete sono già uscite dall’isolamento ma la federazione non ha nè confermato nè smentito.

Ryu Seung-Min, membro del Comitato Olimpico Internazionale di nazionalità sudcoreana, è anch’egli risultato positivo al Covid-19 al suo arrivo all’aeroporto internazionale di Narita, pur essendo vaccinato.

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