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Haiti: uccisi 4 killer di Moise, 2 arrestati. L'imprenditore catanese rapito: "Conoscevo il presidente"

Quattro "mercenari" coinvolti nell’omicidio del presidente haitiano Jovenel Moïse sono stati uccisi e altri due sono stati arrestati. Lo ha annunciato il direttore generale della polizia nazionale di Haiti, Léon Charles.

"Quattro mercenari sono stati uccisi, altri due sono stati fermati e sono sotto il nostro controllo - ha detto in televisione -. Tre poliziotti che erano stati presi in ostaggio sono stati liberati". Il presidente Moïse è stato assassinato da un commando armato in piena notte nella sua abitazione.

"Il presidente Moise lo conoscevo personalmente e per questa ragione mi è molto dispiaciuto ciò che è successo a lui e alla moglie. Più volte era venuto in cantiere ad Haiti, si era informato sull'opera che stavamo realizzando, era uno attento, ma allo stesso tempo debole in un paese dilaniato dalla povertà. Lui purtroppo non era riconosciuto, pensate alle elezioni politiche: fu nominato presidente con il 4 per cento dei votanti...". Lo dice ad Agi l’imprenditore Vanni Calì, l’ingegnere catanese per 22 giorni in mano alle milizie di opposizione, dieci giorni fa rilasciato su mediazione della Farnesina. "Haiti è un paese troppo povero - aggiunge Calì - nel quale non vi sono mediazioni politiche che possano garantire una svolta a questo paese. E poi non ci sono regole, o meglio sono poche nessuno le rispetta e nessuno le fa rispettare. Ecco il quadro in cui è maturata la mia disavventura...".

Vanni Calì, stamane al Comune di Catania per incontrare il sindaco Salvo Pogliese, dieci giorni fa è stato ricoverato per degli accertamenti. Della situazione che si viveva ad Haiti prima del suo sequestro racconta: "Adesso sto bene - dice - ma gli ultimi anni laggiù si viveva con una certa apprensione. Abbiamo avuto sempre la sensazione che stesse per accadere qualcosa, che prima o poi sarebbe successo qualcosa di drammatico, perchè c'è una scontentezza generale molto netta. Alla crisi politica si affianca un’opposizione feroce con blocchi per strada che fanno respirare un’aria pesante".

Calì ricorda i giorni di prigionia: "Sono stati 23 giorni terribili in assoluta sospensione di vita e di conoscenza in condizioni terribili da un punto di vista logistico, umano e mentale. Il Signore mi ha dato la forza di tornare alla normalità». I dettagli da prigioniero sono davvero forti: «Sono stato legato mani e piedi - dice ancora ad Agi - trattato come una 'roba' vecchia e inutile, senza mai conoscere cosa stesse succedendo nel mondo. L’unico modo per cercare di salvaguardarmi è stato quello di dare alla mia mente delle direzioni che non potessero ferirmi. E’ stato molto difficile perchè a vivere 12 ore di buio e 12 di luce senza sapere cosa fare e pensare si rischia di diventare pazzi. Ma alla fine questo incubo è finito...".

Infine, il ringraziamento alle forze di intelligence che hanno permesso il rilascio: "Mi sento orgoglioso e fiero di essere italiano e ho avuto la gioia di dirlo personalmente al ministro Di Maio che mi ha telefonato e l’ho ringraziato per tutto quello che in modo splendido hanno saputo fare".

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