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Coronavirus, il business del vaccino di Oxford: ecco chi ci guadagna se funzionerà

Se il vaccino di Oxford funzionerà, si annunciano ingenti profitti per chi ci ha scommesso. Il business del vaccino contro il coronavirus si annuncia una sfida per scienziati ma anche investitori. Il colosso farmaceutico AstraZeneca, che si occuperà di produzione e distribuzione, non è l’unica azienda privata destinata a realizzare lauti profitti se il vaccino contro il coronavirus elaborato dall’Istituto Jenner di Oxford, con il sostegno tecnico dell’italiana Irbm, si rivelerà efficace e lo farà prima della concorrenza.

Persino nella veneranda università si annidano investitori pronti a raccogliere i frutti di un successo, si legge in un articolo del Wall Street Journal. Tra loro vi sono due scienziati al centro del programma di ricerca e un misconosciuto fondo avviato lo scorso anno da un ex trader di Deutsche Bank.

Vaccitech Ltd, la cui tecnologia è centrale per la realizzazione del vaccino, è stata finanziata dal governo britannico con 5 milioni di sterline, svela il Wsj, e ha come maggiore azionista un fondo di venture capital affiliato all’università, l’Oxford Sciences Innovation (Osi), lanciato nel 2015 per investire in startup in diverse aree, dall’immunologia al quantum computing, e rimettersi sullo stesso terreno di altre prestigiose istituzioni come Il Massachusetts Institute of Technology e l’Università di Stanford, in grado di rendere redditizi i migliori traguardi dei loro ricercatori.

Osi, che secondo le fonti sentite dal Wsj controlla il 46% di Vaccitech, ha nel suo capitale la stessa università di Oxford, con il 5%, Google-Alphabet con il 3% e, con quote più piccole, diversi azionisti cinesi, tra cui Huawei, allo 0,7%. Il principale azionista, con il 20%, è però Andre Crawford-Brunt, ex trader di Deutsche Bank che ha creato un fondo dal nome ispirato a Game of Thrones, Braavos, allo scopo preciso di entrare Osi. Con l’intenzione di salire ancora nel capitale della holding, che nell’ultimo round di finanziamenti ha raccolto 600 milioni di dollari da diversi hedge fund, Crawford-Brunt controlla circa il 9% di Vaccitech. E a una partecipazione non disprezzabile potrebbe ambire lo stesso governo britannico, che ha facoltà di trasformare il proprio finanziamento a favore di Vaccitech in una quota della società, che ha 38 dipendenti ed è valutata 86 milioni di dollari.

Non solo. Gli stessi cofondatori di Vaccitech, Adrian Hill e Sarah Gilbert, sono tra i due scienziati che guidano il programma di ricerca per il vaccino, essendo allo stesso tempo proprietari di brevetti fondamentali per il suo sviluppo. Secondo il Wsj, i due controllerebbero una quota intorno al 10%. La forma indebolita del virus, estratta da uno scimpanzè, alla base della tecnica di Vaccitech, se coronata da un successo nella lotta al Covid, potrebbe ottenere il via libera per altre applicazioni, che includono cure per il papillomavirus, l’epatite B e il cancro alla prostata, aprendo scenari molto interessanti per Hill e Gilbert.

«La complessa rete di investitori illustra i misconosciuti interessi finanziari spesso in gioco nello sviluppo delle innovazioni scientifiche, anche in istituzioni come Oxford che sembrano sconnesse dai mondi dei grandi investitori e delle grandi aziende», osserva il Wall Street Journal.

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