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Ultimo saluto a Floyd, Biden: "Ora giustizia razziale"

Lacrime e rabbia a Houston ai funerali di George Floyd, l’afroamericano ucciso dalla polizia a Minneapolis lo scorso 25 maggio che ha scatenato la mobilitazione mondiale contro il razzismo al grido di «I can't breathe», «non riesco a respirare», le ultime parole da lui pronunciate.

È stato sepolto a Pearland, un sobborgo della metropoli texana, vicino alla madre che ha invocato prima di morire. Centinaia di persone hanno salutato il corteo funebre che dalla chiesa The Fountain of Praise al cimitero Memorial Gardens è stato scortato dalla polizia. Nell’ultimo miglio il feretro è stato trasportato da una carrozza trainata da cavalli.

Circa cinquecento gli invitati alla cerimonia che si è svolta in forma privata, dopo la camera ardente della vigilia aperta al pubblico. L’ex vice presidente Joe Biden, che ieri a Houston aveva incontrato i familiari, ha inviato un video messaggio. «Ora è il momento della giustizia razziale. E’ la risposta che dobbiamo dare ai nostri figli quando ci chiedono perchè. Solo quando sarà fatta giustizia per George Floyd saremo veramente sulla strada delle giustizia in America. E allora, come hai detto tu Gianna, tuo padre avrà cambiato il mondo», ha dichiarato Biden, riferendosi alla figlia di 6 anni dell’afroamericano ucciso. «Non possiamo voltare le spalle» al problema del razzismo, e vanno denunciati gli «abusi sistematici che ancora affliggono» la società americana, ha rimarcato lo sfidante democratico di Donald Trump per la Casa Bianca. Poi, sempre rivolgendosi alla piccola Gianna, ha affermato: «So che hai molte domande. Nessun bambino dovrebbe fare le domande che troppi bambini neri hanno dovuto fare per generazioni. Perchè? Perchè papà se ne è andato?».

Al funerale erano presenti anche l’attore Jamie Fox, il cantante Ne-Yo che ha intonato «It's so hard to say goodbye to yesterday», e il campione di pugilato Floyd Mayweather che ha deciso di farsi carico delle spese per la cerimonia. Tra gli invitati, anche i familiari di altre vittime delle violenze della polizia contro gli afroamericani come Michael Brown, Eric Garner e Freddy Gray.

La bara dorata è stata portata nella chiesa intorno alle 9 e chiusa alle 11:43 quando la celebrazione ha preso ufficialmente il via. A pronunciare l’elogio funebre è stato il reverendo e attivista per i diritti civili Al Sharpton, entrato in chiesa seguito dai familiari di Floyd mentre il coro cantava «Broken but I'am Healed». I presenti erano tutti tutti vestiti di bianco o nero. «Non è stata solo una tragedia. E’ stato un crimine», ha sentenziato Sharpton, accusando Trump di non aver detto «nemmeno una parola sul calvario di George Floyd». «Prima ha sparato proiettili di gomma e lacrimogeni contro i manifestanti pacifici - ha rincarato il reverendo - e poi ha preso la Bibbia per camminare verso una chiesa dove si è messo in mostra: la malvagità al primo posto».

Sharpton, impegnandosi a proseguire la lotta contro il razzismo anche «quando i riflettori saranno spenti», ha annunciato che sarà la famiglia Floyd a guidare la marcia su Washington il prossimo 28 agosto, anniversario del discorso «I have a dream» pronunciato da Martin Luther King nel 1963 dal Lincoln Memorial. Accorato l’appello della nipote di Floyd, Brooke Williams, durante il funerale. «Basta crimini d’odio, per favore, basta! Perchè il sistema deve essere così malvagio e corrotto, bisogna fare giustizia», ha gridato la giovane, in lacrime, sottolineando come nessuno degli agenti coinvolti nella morte dello zio abbia mostrato rimorso. Poi, citando lo slogan di Trump senza nominarlo ha declamato: «Qualcuno ha detto 'Make America Great Again', ma quando è mai stata grande l’America?».

Sylvester Turner, sindaco di Houston, ha annunciato che il 9 giugno sarà la 'Giornata per George Perry Floyd’. «Lo onoriamo non perchè fosse perfetto - ha spiegato - lo onoriamo oggi perchè con quel suo ultimo respiro ha permesso di respirare a tutti noi». AGI

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