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Soleimani, l'Iran dopo l'attacco: "No a passi indietro". Massima allerta in Italia

La Guida Suprema iraniana, Ali Khamenei

Dopo l'attacco di stanotte, l'Iran non si ferma.  "Coloro che pensano che se facciamo un passo indietro i nostri problemi saranno risolti commettono un errore. Credono che non dovremmo far arrabbiare gli Stati Uniti, ma invece dovremmo lasciarli arrabbiare", ha detto, nel suo discorso in tv, la Guida Suprema iraniana, Ali Khamenei.

"Dovremmo conoscere i nostri nemici e i modi per affrontare i loro stratagemmi" e "per nemici, intendo gli Stati Uniti, il regime sionista e il sistema arrogante, che comprende un gruppo che saccheggia il mondo e reprimere la gente", ha aggiunto.

L'Iran "ha dato uno schiaffo gli Stati Uniti con l'attacco missilistico alle sue basi militari, ma non è ancora abbastanza e la presenza corrotta degli Stati Uniti dovrebbe finire". Khamenei ha poi elogiato la ratifica del Parlamento iraniano che ha definito 'terroriste' le forze statunitensi e che ha votato l'espulsione delle truppe USA dal Paese.
Le parole della Guida Suprema sono state accompagnate da slogan, della gente davanti alle tv, contro gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e Israele.

Intanto è massima allerta anche in Italia. Alzata l'attenzione sugli obiettivi sensibili presenti sul nostro territorio collegati ai Paesi in questo momento più coinvolti nell'escalation della crisi in Medio Oriente. Il Dipartimento di Pubblica Sicurezza, dopo l'uccisione del generale Soleimani ha diramato un circolare in cui si chiede agli apparati di sicurezza di alzare il livello del monitoraggio su tutto ciò che riguarda gli interessi di Stati Uniti e Iran, in primo luogo, e di Israele e Iraq.

Nella circolare si fa riferimento sia all'uccisione del capo dei Pasdaran sia alle manifestazioni di protesta davanti all'ambasciata Usa a Baghdad che l'hanno preceduta, sia alle "recenti dichiarazioni dell'amministrazione statunitense sull'impegno in quell'area". Per questo, si sottolinea nel documento, "si rende necessario sensibilizzare le misure di vigilanza e sicurezza a protezione degli obiettivi diplomatico-consolari, religiosi, commerciali scolastici, turistici, culturali e ricreativi statunitensi, nonché di ogni altro ritenuto a rischio per la circostanza, compresi quelli riferibili ad Iraq e Iran".
A prefetti e questori il Dipartimento chiede inoltre di "implementare le attività di vigilanza a carattere generale, osservazione e controllo coordinato del territorio" - con l'obiettivo di "predisporre tempestivamente ogni misura finalizzata a prevenire il compimento di illegalità e garantire la tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica" - e di "intensificare adeguatamente l'attività informativa", in modo da disporre di un "costante e sempre attuale" flusso di informazioni. Infine, la circolare ricorda a tutti gli operatori impegnati sul territorio di attenersi alla direttiva sulle misure di autotutela.

Anche il Capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria Francesco Basentini ha inviato oggi una nota ai direttori e ai comandanti degli istituti penitenziari per elevare il livello di allerta e di sensibilità nei confronti di un possibile innalzamento della minaccia terroristica. L'iniziativa è stata presa in considerazione dell'attuale scenario internazionale e della recente crisi dei rapporti fra Stati Uniti e Iran a seguito dell'uccisione del generale Soleimani.

In particolare, Basentini ha chiesto di "intensificare l'attività di osservazione volta all'individuazione di eventuali segnali di criticità in ordine a tali fatti". Massima attenzione dovrà essere riservata a "possibili esternazioni, da parte della popolazione detenuta, di sentimenti anti-occidentali o comunque anti-americani", che saranno subito segnalate alle competenti articolazioni centrali e territoriali dell'Amministrazione.

I reparti di polizia penitenziaria degli istituti innalzeranno inoltre il livello di vigilanza e la sicurezza interna ed esterna di ogni struttura, così come saranno potenziati anche i servizi di traduzione e piantonamento dei detenuti all'esterno delle carceri.

La minaccia terroristica di matrice internazionale è ormai da tempo accostata alla considerazione che le carceri possano costituire un bacino di reclutamento importante, agevolato oltre che dal massiccio affollamento degli istituti penitenziari anche dalla mancanza di punti di riferimento esterni. A ciò si aggiungono, come riscontrato più volte dal monitoraggio che viene svolto quotidianamente dagli uomini del Nucleo Investigativo Centrale della polizia penitenziaria, le condizioni di disagio e vulnerabilità che possono incidere in maniera preponderante su "suggestioni" derivanti dalla propaganda jihadista.

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