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Attentato in Iraq, stabili le condizioni dei 5 italiani: tempi del rimpatrio incerti

Militari in Iraq

Le condizioni dei cinque i militari italiani feriti nell'attentato di ieri in Iraq sono "stabili". I due parà del nono reggimento d'assalto Col Moschin dell'Esercito e i tre uomini del Goi, il gruppo operativo incursori della Marina -  colpiti nell'attacco nel Kurdistan iracheno non sono in pericolo di vita anche se tre di loro sono in condizioni più gravi: due hanno riportato serie lesioni alle gambe, che hanno comportato delle amputazioni parziali, ed uno è stato operato per una emorragia interna. Sono ricoverati in un ospedale militare a Baghdad e non appena le loro condizioni si saranno stabilizzate e sarà possibile il trasporto verranno rimpatriati. Ma i tempi sono al momento incerti.

Nel frattempo continuano gli accertamenti sulla dinamica dell'attentato, sul quale la procura di Roma ha aperto un'inchiesta per attentato con finalità di terrorismo e lesioni gravissime. Le indagini sono state affidate dal pm Sergio Colaiocco ai carabinieri del Ros.

I militari italiani sono saltati su un Ied, uno di quegli ordigni esplosivi improvvisati che hanno mietuto vittime in Afghanistan e in Iraq, mentre erano in missione insieme ai Peshmerga che stavano addestrando. Sono stati subito portati in elicottero a Baghdad.

L'attentato - che capita a poche ore dal sedicesimo anniversario della strage di Nassiriya, in cui morirono 19 italiani - è avvenuto ieri poco dopo le 11 locali a un centinaio di chilometri da Suleymania, città di quasi un milione di abitanti nel nord dell'Iraq. Un team di commandos della Task force 44 - un gruppo di Forze speciali analogo a quello attivo da molti anni in Afghanistan, la Task force 45 - era impegnato in un'attività a supporto della Special Tactic Unit dei Peshmerga, i combattenti curdi da sempre in prima linea contro l'Isis.

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