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Il Papa in Transilvania, prima volta nella storia: "Basta alimentare divisioni e trincee"

Oltre mille chilometri, tre voli aerei interni, oltre a spostamenti in elicottero e in auto. Papa Francesco oggi è volato prima in Transilvania e poi in Moldavia per abbracciare le comunità romene nelle loro periferie e per sottolineare la bellezza del mosaico di popoli diversi che convivono. Francesco ha voluto così 'completare' il viaggio di Papa Wojtyla di vent'anni fa che, per la situazione geopolitica del momento, si limitò alla capitale Bucarest.

La «ricchezza» di un popolo è costituita dai «suoi mille volti, culture, lingue e tradizioni», ha sottolineato Papa Francesco nell’omelia della mattina invitando a non lasciarsi «rubare la fraternità dalle voci e le ferite che alimentano la divisione e la frammentazione. Le complesse e tristi vicende del passato non vanno dimenticate o negate - ha sottolineato ancora il Papa - ma non possono nemmeno costituire un ostacolo o un argomento per impedire una agognata convivenza fraterna».

Parole, queste, pronunciate in Transilvania, regione dove mai un Papa aveva messo piede. Qui Bergoglio ha celebrato la messa sulla collina del santuario mariano di Sumuleu Ciuc, con 100mila pellegrini, molti dei quali arrivati a piedi. Una vera e propria enclave ungherese nella distesa verde chiusa dai Carpazi: la Transilvania, nota al mondo per il mito del conte Dracula ma in realtà terra di fede e pellegrinaggi da quasi mezzo millennio. Presenti alla messa del Papa anche la premier della Romania Vlorica Dancila e, come semplice pellegrino, il presidente dell’Ungheria Janos Ader. Mentre non c'era, ma non era neanche previsto, il premier ungherese Viktor Orban. Dopo il pranzo, Papa Francesco è quindi volato a Iasi, una delle città più antiche della Romania, nel cuore della Moldavia, per incontrare i giovani e le famiglie.

«Quando le persone non ameranno più, sarà davvero la fine del mondo. Perché senza amore e senza Dio nessun uomo può vivere sulla terra», ha detto loro nell’incontro che si è svolto nel piazzale davanti al Palazzo della Cultura. «Il Signore - ha aggiunto - è il primo a provocarci e a dirci che il peggio viene quando non ci saranno sentieri dal vicino al vicino, quando vediamo più trincee che strade».

Signore che «ci dona un canto più forte di tutte le sirene che vogliono paralizzare il nostro cammino». Poi ha sottolineato che «la fede non è quotata in Borsa, non si vende» ma «è un dono». Al contrario «il maligno divide, disperde, separa e crea discordia». Domani ultimo giorno del viaggio apostolico in Romania. Prima di rientrare in Italia Papa Francesco si sposterà da Bucarest a Blaj per la beatificazione di sette vescovi martiri del comunismo. Ultimo appuntamento infine sarà l’incontro con la comunità rom.

(ANSA)

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