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La Russia al voto tra proteste e scontri in piazza, circa 300 fermati

Scontri in Russia per la rivolta contro la riforma delle pensioni

In Russia urne aperte (si votava per le amministrative) e scontri di piazza. La giornata nazionale di protesta contro l’odiata riforme delle pensioni, indetta dall’oppositore Alexei Navalny (opportunamente spedito dieci giorni fa in carcere amministrativo così da fargli saltare l'appuntamento), ha avuto successo. La gente si è infatti riversata in strada in tutto il Paese - come sempre soprattutto a Mosca e San Pietroburgo - sfidando i divieti delle autorità. Non una folla oceanica, va detto, ma numeri comunque di rispetto. Così sono fioccati i fermi. A centinaia.

Stando a Ovd-Info, ONG che monitora fermi e arresti effettuati dalla polizia, sarebbero quasi 300 le persone portate in carcere in tutto il Paese nel corso della protesta. Ma sono numeri senz'altro parziali. Il ministero dell’Interno ha confermato 100 fermi solo a San Pietroburgo, dove peraltro si sono registrati violenti scontri tra manifestanti e poliziotti in assetto anti-sommossa. Stessa scena a Mosca.

Nella capitale i sostenitori di Navalny si sono dati appuntamento nella centrale piazza Pushkin (tra le 2 e le 4mila persone) e dopo, in piccoli gruppi, si sono diretti verso il Cremlino. Tra gli slogan più gettonati il sempreverde «Putin ladro», «Putin quando vai in pensione?» e «Via lo Zar», cantato a squarciagola proprio davanti al palazzo del Senato. Poi l’intervento deciso della polizia, che ha manganellato alcuni dimostranti (praticamente in diretta-Twitter). Tra i fermati anche molti collaboratori di Navalny (quelli ancora in libertà) come Ruslan Shaveddinov, ex portavoce della campagna elettorale di Navalny, e Dmitry Nizovceva, reporter del canale YouTube 'NavalnyLivè, arrestato mentre stava facendo una diretta.

«Non posso più continuare ad avere paura di protestare», ha raccontato Olga Sokolova, operaia 52enne che contava di andare in pensione fra tre anni e che ora rischia di dover aspettare fino a 60. Ed è forse questa la grande differenza della piazza di oggi: oltre ai giovanissimi sostenitori di Navalny in strada sono scesi anche i loro nonni. O perlomeno alcuni. Il populista Vladimir Zhirinovsky, leader dei liberaldemocratici (solo di nome) e veterano della politica, si è presentato a piazza Pushkin per chiedere alla folla di «non violare la legge» e tornare a casa ma è stato pesantemente insultato (gli hanno lanciato persino una scarpa). Insomma, non una gran accoglienza per chi ha sempre fatto il pieno dei voti proprio fra gli elettori più 'âgée'.

L’affluenza alle urne, modesta, racconta bene l’apatia elettorale dei russi, che ormai s'infiammano solo (ma non troppo) per la sola tornata che conta, quella per il Cremlino. L'unica carica davvero importante in lizza - tra governatori (tutti indicati da Putin) e deputati locali - è quella da primo cittadino di Mosca, dove si sa già che trionferà il sindaco uscente Serghei Sobyanin.

Il solo brivido si è provato in mattinata quando a sud della capitale una Polo bianca ha travolto in modo chiaramente intenzionale un gruppo di pedoni mentre attraversava la strada. In breve però si è capito che non si trattava di terrorismo ma di una lite finita male e che ha provocato almeno 10 feriti, alcuni gravi.

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