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Nella lettera d'addio ultimo affondo di McCain contro Trump, il presidente Usa non andrà ai funerali

John McCain

Donald Trump non parteciperà sabato prossimo a Washington ai funerali del suo acerrimo nemico John McCain, che con una lettera postuma lancia l'ultimo affondo contro il tycoon, invitando gli americani a stringersi dietro gli ideali fondanti del Paese piuttosto che nascondersi dietro i muri e soccombere al tribalismo politico.

"Il presidente non assisterà, da quello che sappiamo, ai funerali", ha ufficializzato Rick Davis, ex campaign manager del senatore repubblicano ed ora portavoce della famiglia, che aveva già annunciato il desiderio dello stesso ex candidato presidenziale di non invitare il tycoon alle esequie.

Il presidente ha chiesto di rappresentarlo al chief of staff John Kelly, al capo del Pentagono Jim Mattis e al consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, mentre ha chiesto al suo vice Mike Pence di tenere un intervento alla camera ardente venerdì a Capitol Hill.

L'assenza di Trump sarà politicamente un duro danno d'immagine e verrà enfatizzata dalla presenza di altri ex presidenti, come George W. Bush e Barack Obama, che renderanno omaggio a McCain insieme all'ex segretario di stato Henry Kissinger. Finora Trump si era limitato ad un laconico tweet dedicato alla famiglia e ieri, secondo il Washington post, aveva anche bocciato l'idea di un comunicato ufficiale che definiva McCain un "eroe", come insistevano la portavoce della Casa Bianca Sarah Huckabee Sanders e lo stesso Kelly. Ha eluso per almeno tre volte le domande dei giornalisti sull'eredita' di McCain.

Il commander in chief ha inoltre messo fine dopo due giorni alle bandiere a mezz'asta alla Casa bianca, rispettando rigidamente il protocollo, proprio mentre Wall Street rendeva omaggio al titano della politica americana con un minuto di silenzio.

Poi, sotto una crescente pressione bipartisan, ha fatto retromarcia e ha chinato il capo: "Nonostante le nostre differenze sulla politica e le politiche, io rispetto il servizio del senatore John McCain al nostro Paese e, in suo onore, ho firmato la proclamazione per abbassare la bandiera degli Stati Uniti a mezz'asta sino al giorno della sua sepoltura".

Come fece per Barbara Bush o dopo le stragi di Las Vegas e Parkland. Inoltre, su richiesta della famiglia del senatore, Trump ha autorizzato il trasporto militare della salma dall'Arizona a Washington, i portatori militari della bara e il sostegno della banda, nonchè un trasporto con cavallo e carrozza durante il servizio all'Accademia navale Usa ad Annapolis, dove verrà tumulato.

Ma McCain ha fatto un ultimo colpo di coda, da morto, con una lettera di addio che suona come un atto di fiducia nel popolo americano e un duro atto di accusa verso Trump, anche se non è mai nominato. A leggerla in una conferenza stampa e' stato un commosso Rich Davis.

"Noi indeboliamo la nostra grandezza quando confondiamo il nostro patriottismo con le rivalità tribali che hanno seminato risentimento, odio e violenza in tutti gli angoli del mondo", ha scritto. "Noi la indeboliamo quando ci nascondiamo dietro ai muri, piuttosto che demolirli, quando dubitiamo della forza dei nostri ideali piuttosto di credere che siano la grande forza per il cambiamento che sono sempre stati", prosegue, evocando il controverso Muro col Messico promesso da Trump.

"Siamo cittadini della più grande repubblica del mondo, una nazione di idee, non di sangue e terra", ha aggiunto, citando in chiave polemica il motto dei suprematisti bianchi a Charlottesville (traduzione di uno slogan nazista) difesi dal tycoon.
Infine un invito ad avere speranza nonostante il presente: "non disperate delle nostri difficoltà attuali ma credete sempre nella promessa e nella grandezza dell'America, perche' nulla e' inevitabile qui. Gli americani non mollano mai. Non ci arrendiamo mai. Non ci nascondiamo dalla storia. Noi facciamo la storia".

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